Il Varesotto culla l’energia del futuro
Il territorio all’ombra delle Prealpi sta lavorando per essere in prima linea nello sviluppo dell’idrogeno verde. A dimostrare il grande fermento attorno a questo vettore energetico, rite
Il territorio all’ombra delle Prealpi sta lavorando per essere in prima linea nello sviluppo dell’idrogeno verde. A dimostrare il grande fermento attorno a questo vettore energetico, ritenuto tra i più validi per una vera e propria decarbonizzazione, sono i diversi progetti sparsi in provincia
Attorno all’area dello scalo di Malpensa ha preso il via la progettazione di un’hydrogen valley per la decarbonizzazione del settore sia dei trasporti sia della manifattura; all’interno dello stesso aeroporto varesino, invece, è prevista l’attivazione, entro il 2024, di un impianto per l’alimentazione a idrogeno dei suoi mezzi di terra; mentre poco più in là, a solo una ventina di chilometri dal sedime aeroportuale, un altro più piccolo progetto è sul tavolo per la creazione di un ecosistema orientato alla circolarità e alla riduzione degli impatti sull’ambiente. Al centro di tutte e tre queste iniziative volte alla decarbonizzazione dell’economia c’è, appunto, l’idrogeno e più precisamente quello verde, cioè quello generato attraverso l’impiego di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili (solare, eolico, idroelettrico). Praticamente, nel territorio della provincia all’ombra delle Prealpi, più di qualcuno, tra attori pubblici e privati, vede una valle dal forte potenziale: una sorta di culla di energia green.
TH2ICINO e Malpensa
Andando con ordine: quello pensato nell’area attorno a Malpensa rientra nell’ambito di un più ampio progetto, finanziato dall’Unione Europea e su cui stanno lavorando diversi enti del territorio, sia pubblici sia privati, che sul fronte dell’idrogeno, in provincia di Varese, fa un po’ la parte del leone. Si chiama TH2ICINO ed è volto alla creazione di un hub di idrogeno da cui i settori strategici, come quello dei trasporti e della manifattura, si possano rifornire (leggi articolo precedente). Un investimento che, come sottolinea Armando Brunini, Amministratore Delegato di Sea, la società che gestisce lo scalo varesino, oltre a quello di Linate, “permette di testare lo sviluppo dell’impiego dell’idrogeno in aeroporto. Sea, in collaborazione con partner selezionati, avrà un ruolo di facilitatore e di abilitatore per l’introduzione della nuova tecnologia. Il campo principale di applicazione di questo progetto è l’autotrazione, ma è la prima fase per maturare il know-how e le condizioni abilitanti (tecnologiche, normative, gestionali e logistiche) all’utilizzo anche aeronautico dell’idrogeno, secondo un approccio di sistema che è l’unico adeguato a sviluppare questa innovazione del settore trasporti, essenziale, insieme ad altre soluzioni, quali i Saf (sustainable aviation fuel, ndr.), per la decarbonizzazione”.
Progetto Olga
Ma a Malpensa, ancor prima dell’ambizioso TH2ICINO, è arrivato Olga (hOListic Green Airport): il progetto approvato e finanziato dalla Commissione europea, in cui Sea è impegnata insieme a Snam, la società di infrastrutture energetiche, a realizzare, per la prima volta in un aeroporto, un impianto per l’alimentazione a idrogeno verde dei suoi mezzi di terra.
“Olga – come precisa Giorgio Medici, Director Environment and Funded Initiatives di Sea –, è il frutto di quella visione che Malpensa ha della direzione da intraprendere. Ora la sfida è sviluppare tutta la catena del valore in modo che l’incremento della domanda possa accompagnare la produzione di idrogeno e viceversa. Abbiamo bisogno di costruire know-how, ma soprattutto di stimolare le infrastrutture e di creare le condizioni per cui la domanda cresca. Si stratta di un sistema che necessiterà di anni prima che inizi a funzionare a pieno regime, ma bisogna arrivarci pronti. L’aeroporto da solo non ha nessuna chance a convertirsi all’utilizzo dell’idrogeno se attorno non si crea tutto un ecosistema orientato a questo vettore energetico”.
Il progetto di Regione Lombardia in Valle Olona
E se, da un lato, c’è l’Europa che finanzia un’hydrogen valley nell’area attorno al sedime aeroportuale di Malpensa, e un secondo e più piccolo progetto, proprio all’interno dello scalo varesino, dall’altro, c’è Regione Lombardia che, tramite i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sostiene la realizzazione di un terzo impianto per la produzione di idrogeno verde in provincia. Questa volta nel cuore della Valle Olona. Più precisamente negli spazi dell’ex cartiera Vita-Mayer tra i comuni di Cairate e Lonate Ceppino. Una superficie di circa 650mila metri quadrati che, dopo la dismissione negli anni ‘70 delle attività produttive, si trovano da tempo in stato di abbandono. È da qui che nasce il progetto di Expand: la società specializzata nello sviluppo di piani finalizzati alla decarbonizzazione e alla produzione di energia, attraverso fonti rinnovabili sostenibili.
Questa volta si tratterà di un elettrolizzatore da 2 Megawatt, alimentato da un impianto fotovoltaico da 4,5 Megawatt per una produzione di idrogeno verde di circa 100 tonnellate all’anno. Un progetto, quest’ultimo, che oltre ad aver ottenuto un finanziamento da 2,5 milioni di euro da parte della Regione nell’ambito dei bandi del Pnrr, dedicati proprio al finanziamento di impianti di produzione di idrogeno verde su aree dismesse, ha il sostegno dei Comuni di Cairate e di Busto Arsizio, ma anche quello di associazioni di categoria come Confindustria Varese e Confartigianato Varese. Mentre realtà come Sea, Ferrovie Nord Milano, Hupac, Atpl della città metropolitana di Milano, Monza Brianza, Lodi e Pavia, Autostradale, MedicAir, Stie, AirPullman, Agesp Energia, Agenzia Tpl Como, Lecco e Varese, hanno già manifestato una domanda di idrogeno verde che in totale ammonterebbe a un fabbisogno di circa 1.800 tonnellate l’anno. Praticamente, una terza culla di idrogeno, che vuole creare intorno a sé tutto un ecosistema territoriale costituito da aziende, istituzioni e comunità che possano beneficiare di quelle infrastrutture sostenibili e hi-tech volte alla circolarità e alla riduzione degli impatti sull’ambiente. Ma non solo: vuole essere anche un’opera di rigenerazione urbana e recupero ambientale di un’intera area oramai abbandonata da diversi decenni.
Armando Brunini, Sea: “Il campo principale di applicazione del progetto è l’autotrazione, ma è la prima fase per maturare il know-how e le condizioni abilitanti all’utilizzo anche aeronautico dell’idrogeno”
Lo spiega così, in un comunicato stampa, Gianluca Begnini, responsabile sviluppo di Expand: “Stiamo lavorando alla scalabilità del progetto con l’obiettivo di creare un contenitore di sviluppo urbano e territoriale sostenibile, che prevede l’insediamento di nuovi servizi e attività, immerse in un ecosistema green, in grado di generare benefici in termini di riqualificazione ambientale, sicurezza, presidio del territorio, occupazione e qualità della vita”.
Tre soluzioni diverse, dunque, ma accomunate dall’ambiziosa visione di poter fare del Varesotto il terreno fertile per la creazione di un sistema energetico integrato, volto ad avvicinare sempre di più il mondo dei trasporti, della manifattura e la comunità, in genere, al famoso “net zero”: la neutralità carbonica.
Il terreno giusto per un’impresa ambiziosa
“Credo fermamente che il nostro territorio rappresenti un terreno fertile per sperimentare un ecosistema di idrogeno come futuro vettore energetico per il sistema manifatturiero e dei trasporti. La visione è quella che un giorno potremo produrre quell’energia necessaria a casa nostra. Ma perché questo accada dobbiamo lavorare affinché la domanda e l’offerta di idrogeno crescano insieme. Nel nostro contesto cittadino ci sono tutti i presupposti per la creazione di una hydrogen valley di successo che possa fare da modello a livello nazionale e internazionale”. Queste le parole dell’Assessore alla Rigenerazione Urbana del Comune di Busto Arsizio, Giorgio Mariani, sul progetto TH2ICINO, previsto nell’area attorno all’aeroporto di Malpensa. “Busto, infatti – continua –, si trova al centro di una delle aree più industrializzate d’Europa, con settori all’avanguardia come la meccanica e la meccatronica. Oltre ad essere a pochi chilometri dall’aeroporto e da Cargo City, dal punto di vista logistico, ha due interporti ferro-gomma (Hupac e Malpensa Intermodale del gruppo FNM) e un sistema di trasporto pubblico e privato molto sviluppato. Hub, questi, che in totale risultano muovere circa 2.000 mezzi pesanti al giorno. Ecco perché le imprese e il settore della movimentazione merci e persone, costituiscono una parte essenziale della filiera dell’idrogeno. Inoltre, un’altra possibilità che offre un sistema integrato di questo tipo, è quella di creare anche gli e-fuel, cioè quei combustibili a emissioni zero, frutto dell’unione dell’idrogeno con la CO2 catturata dalle emissioni del sistema manifatturiero, sfruttando così quell’anidride carbonica che andrebbe dispersa nell’ambiente. Una valle di idrogeno sul territorio permetterebbe tutto questo: un’autonomia energetica, la decarbonizzazione dei settori intermodale, aeroportuale, manifatturiero e, dunque, anche nuovi posti di lavoro”.