Il segreto di Mattia

L’inizio, quasi per caso, alimentato dalla passione per il basket, la formazione sul campo, lo sport, gli eventi, i vip, il premio prestigioso, il libro: storia di un giovane talento varesino d

L’inizio, quasi per caso, alimentato dalla passione per il basket, la formazione sul campo, lo sport, gli eventi, i vip, il premio prestigioso, il libro: storia di un giovane talento varesino della fotografia, Mattia Ozbot

Sorriso aperto e modi gentili: chi ha avuto la fortuna di osservare Mattia Ozbot all’opera se ne è fatto rapidamente un’opinione chiara. Mattia è un giovanissimo talento, dalla firma unica e riconoscibile, ma senza alcun vezzo da artista affermato, nonostante il crescendo di conferme anche internazionali della qualità del suo lavoro. La semplicità, anzi, è un altro tratto distintivo del fotografo varesino, classe 1995, che dalla sua ha anche una certa flessibilità che gli permette di muoversi facilmente in svariati ambiti professionali: dall’evento sportivo di livello, alle sfilate della moda, fino alle classiche cerimonie. Non ultimo, Mattia non è geloso dei suoi segreti e ne svela uno per i nostri lettori aspiranti fotografi. 

Ma partiamo dall’inizio. Come si riesce a trasformare una passione in mestiere in un momento storico in cui – non ce ne vogliano i professionisti – tutti quanti possono facilmente scattare fotografie in qualsiasi condizione? Da una scintilla. “Quando ero piccolo ho iniziato a giocare a basket”, ci spiega Mattia, ben consapevole del fatto che sul territorio varesino questa parola evochi tutta una serie di storie, emozioni e tradizioni. Non un semplice sport. “Lo” sport. “La squadra aveva una convenzione per permettere ai ragazzi di assistere alle partite. Lì è nata la curiosità. In seguito, mia madre mi ha regalato l’abbonamento in curva: ho scoperto quanto mi desse adrenalina osservare le azioni in campo in un contesto così particolare. Quindi è nata la passione per la fotografia, che c’era già ma non era così definita: ho iniziato a scattare durante il match. In poco tempo, mi sono reso conto che ormai guardavo la partita dall’obiettivo della macchina fotografica! Allora ho semplicemente unito le due passioni: ho iniziato a documentarmi, studiare e a lavorare per una testata online”.

Mattia Ozbot ha vinto il premio come miglior fotografo sportivo under 30 della AIPS, l’Associazione Internazionale della Stampa Sportiva.  “Luci e Ombre” è il nome dello scatto vincente effettuato al PalaDesio

Una passione diventa mestiere dunque… “Con il tempo. Andavo ancora a scuola quando ho iniziato a capire che la fotografia poteva diventare un lavoro. Mi sono rimboccato le maniche. Ho iniziato con un upgrade dell’attrezzatura, acquistando una macchina basica ma professionale, seguito dei corsi semplici, come quello di Varesecorsi, ma soprattutto ho cercato di mettere da parte diverse esperienze. Capire l’ambiente in cui si opera: questo è davvero fondamentale. Poi ho avuto la fortuna di essere contattato dall’agenzia principale della Lega Basket: l’estate della maturità l’ho passata così, seguendo la pallacanestro nazionale. E lì ho capito che era la strada giusta”. 

Partire dalla serie A non è poca cosa… “I risultati sono arrivati, ma anche l’impegno è stato notevole: quando frequentavo le superiori al Cobianchi, ero il fotografo delle feste estive, poi sono arrivati i matrimoni, gli eventi (anche la festa per i 20 anni di Varesefocus è tra questi), le iniziative commerciali, le pubblicità e le sfilate di moda. Progetti che possono sembrare molto diversi, ma che hanno una linea comune: la visione sportiva, il senso della immediatezza. Ecco il segreto e il consiglio per chi volesse addentrarsi in questo campo: il movimento. Bisogna essere sempre pronti a fotografare l’azione, che si tratti di canestro sul parquet o di una uscita in passerella. Bisogna fotografare l’azione senza sbagliare. È lo sport la mia grande passione, ma la velocità è fondamentale in qualsiasi ambito”.

Questa filosofia del movimento è rappresentata benissimo in uno scatto che ha ricevuto nel 2020 un riconoscimento prestigioso di primissimo piano. Mattia Ozbot è stato premiato, infatti, come miglior fotografo sportivo under 30 dalla AIPS, l’Associazione Internazionale della Stampa Sportiva. “Luci e Ombre” è il nome dello scatto in bianco e nero effettuato al PalaDesio durante una partita tra Cantù e Pistoia grazie a una macchina comandata da remoto. “Volevo riprodurre dall’esterno l’idea di un campetto grazie alla luce del flash. È stata un’idea innovativa. Mi piace sperimentare, diversificare, avere stimoli nuovi. Alle volte si tratta semplicemente di trovare un punto di osservazione inedito perché se fai sempre la stessa cosa puoi perdere attenzione ed entusiasmo.

Nello sport ci si può muovere con fantasia. Al Palazzetto di Varese una volta mi sono addirittura arrampicato sul ‘cubo’ sospeso e nelle partite di calcio cerco di inventare punti di vista diversi, al di là delle posizioni fisiche in campo. Anche nella ressa in strada bisogna sapersi muovere: non tutti hanno la prontezza. In fotografia non bisogna aspettare l’attimo, altrimenti passa. Ecco, probabilmente questa è la mia firma, quella caratteristica che mi contraddistingue e che spinge le persone a scegliermi per i loro servizi fotografici.” Se muoversi a bordo campo non è da tutti, sicuramente non lo è muoversi tra modelle e vip, quando, oltre alla prontezza, serve anche una buona dose di faccia tosta. “È sempre la stessa regola: bisogna sapersi muovere.

Le foto che ho scattato a Chiara e Valentina Ferragni? Un esempio di quanto spiegavo per lo sport. Mi trovavo in mezzo alla massa dei fotografi pronti a scattare e l’agente delle Ferragni ci ha mandato via. Allora ho cercato un punto di vista diverso, e diverso da quello dei colleghi, ho cercato il loro van e le ho incontrate lì, dove, nonostante l’irritazione dell’agente, si sono gentilmente messe in posa e il resto è… foto!” È quindi tutta questione di punti di vista? “È soprattutto questione di cercare e trovare il proprio stile, il proprio linguaggio così come nelle altre forme di comunicazione. È cercare di raccontare la propria visione, che non può essere pura spontaneità: si parte dallo studio, dall’esercizio, dall’osservazione di quanto fanno gli altri. Io non mi accontento mai. Quello che penso sempre è questo: la foto migliore la vorrei fare io”. E noi saremo qui ad ammirarla. 

L’arte della fotografia in un libro

Dalla collaborazione fra Nikon e Corriere della Sera è nata la collana Master di Fotografia edita da Corriere e Gazzetta dello Sport: 25 volumi con la partecipazione di 95 professionisti. Mattia Ozbot è tra i professionisti che hanno messo a disposizione la propria esperienza per divulgare l’arte della fotografia.

 

Alcuni scatti fotografici

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