Il museo da toccare con mano

Nato nel 2011 per avvicinare all’arte il mondo dei non vedenti, il Museo Tattile di Varese è uno spazio, unico in Europa, dedicato ad adulti e bambini, un esempio di inclusione che sa fa

Nato nel 2011 per avvicinare all’arte il mondo dei non vedenti, il Museo Tattile di Varese è uno spazio, unico in Europa, dedicato ad adulti e bambini, un esempio di inclusione che sa fare rete con altre realtà culturali espositive del nostro Paese

C’è museo e museo. Da quelli ricchi di opere d’arte e di storia, a quelli che vivono di curiosità, di attualità, di mode e di costume. Oppure abbracciano con entusiasmo pieno la contemporaneità e si prestano a ogni genere di ricerca, o apparente follia d’artista. Ma ci sono musei nati anche per avvicinare soprattutto chi ha meno facilità di accostarsi a percorsi utili ad ampliare le proprie conoscenze e approfondire temi e storie di particolare interesse. A Varese è presente fin dal 2011 il Museo Tattile, dove avviene un po’ il contrario di quanto generalmente caratterizza dimore e palazzi in cui sono conservati pezzi d’arte o di storia di un certo valore. E dove si chiede rigorosamente, a ragione, di non toccare quanto esposto. Ebbene, al Museo Tattile di Varese, nell’antico rione di Masnago, si domanda proprio il contrario. A volere la nascita del museo è stata la determinazione di Livia Cornaggia e dell’Istituto italiano per i ciechi che lo hanno pensato in quanto luogo dedicato e inclusivo. “E rappresenta sino ad oggi – sottolinea Cornaggia – un modello unico in Europa, perché è esclusivamente destinato alla esposizione di modelli tattili in legno, fruibili tanto da vedenti quanto da non vedenti”. 

La maggioranza dei visitatori (il 98%) è rappresentata da vedenti, e allora il percorso si fa con la benda sugli occhi per sperimentare la conoscenza tattile nella sua forma più essenziale e profonda, con tutta l’emozione che ne deriva. Settanta sono i modelli in esposizione, articolati tra architettura, monumenti, paesaggio, siti archeologici, mappe a loro volta tattili, cioè da visitare e conoscere usando le mani e i polpastrelli delle dita. E si va dal teatro greco di Epidauro, al Partenone, a diversi modelli internazionali che ripropongono alla perfezione monumenti o edifici che il turista incontra nei suoi viaggi più lontani, come in Messico o in Iran. Bellissimi i modellini dedicati alla città di Varese: con il Battistero e la splendida dimora di Francesco terzo d’Este, Duca di Modena, che fu Signore di Varese, innamorato della nostra cittadina e dalla stessa ricambiato per il suo affiatamento alla bella residenza da lui fatta ristrutturare seguendo il modello di Schönbrunn. Le riproduzioni lignee sono eseguite in scala con rara perizia e precisione, perfettamente rifatte seguendo ogni dettaglio della costruzione che può così essere non solo toccata, ma anche conosciuta nei particolari edilizi, nelle coperture dei tetti, negli interni con pezzi qua e là che possono essere tolti e reinseriti per capirne le specifiche funzionalità e caratteristiche. È compresa nel modello dedicato alla dimora e ai Giardini Estensi anche la zona alta della pineta, con gli edifici museali di Villa Mirabello, un tempo Villa Litta Modignani. 

Presente anche il modello dell’isolino Virginia, altro Patrimonio Unesco del territorio, con gli edifici del locale museo archeologico e del ristorante, a dar conto di una storia che ci riporta addirittura alla realtà palafitticola che ha caratterizzato l’intero territorio. Né può mancare l’altro patrimonio Unesco, il Sacro Monte con il viale delle 14 Cappelle, e il Campo dei Fiori in alto, dove svetta l’Hotel omonimo. Diverse le chiese, tra cui il gioiello dell’eremo di Santa Caterina, affacciato sulle sponde del Lago Maggiore, altro prezioso scrigno di arte e di storia. È legato alla vicenda di Alberto Besozzi, un mercante che, salvatosi dalle acque impetuose del lago, si fece eremita in quel luogo e vi rimase. Tra le chicche anche il modello del Muse-Museo delle Scienze di Trento, meravigliosa opera di Renzo Piano. La realizzazione della miniatura è avvenuta nell’ambito di un comune progetto di accessibilità e inclusione con lo stesso Museo. E ancora, altro piccolo gioiello, è quello del sito archeologico Su Nuraxi di Barumini, unico sito Unesco della Sardegna. Da “assaggiare” al Museo Tattile coi polpastrelli delle dita, ma da vedere, se possibile, dal vero, nella splendida isola. Il modello del sito è stato esposto per otto mesi al museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Citiamo ancora, come terzo esempio di un fare rete che contraddistingue il lavoro del Museo Tattile varesino, la collaborazione con la Soprintendenza di Trento nel realizzare tre modelli tattili delle capanne palafitticole di Favè, in provincia di Trento.

Livia Cornaggia: “La tattilità in quanto strumento di conoscenza e di accesso alla cultura, semplificato e ampliato si presta ad essere utilizzata in contesti molto ampi e diversi tra loro”

Un secondo percorso sensoriale, da effettuare per vedenti e non, anche senza scarpe, dedicato ad adulti e bambini, permette poi attraverso il tatto di confrontarsi con oggetti vari di uso quotidiano: come tessuti, piume, bottoni, legni. Ma anche attraverso l’olfatto, con alcuni recipienti di profumi. O l’udito. Perché campanelli e sonagli, mazzi di chiavi, pompe acustiche, e quant’altro s’incontra lungo il percorso, tutto deve essere toccato e sentito e fatto vibrare. “La tattilità in quanto strumento di conoscenza e di accesso alla cultura, semplificato e ampliato – fa notare ancora Cornaggia – si presta ad essere utilizzata in contesti molto ampi e diversi tra loro. I vari corsi di formazione connessi alla sensorialità già realizzati dal museo e trasportati in ambito sanitario, o architettonico, didattico o pedagogico, del design e del turismo, lo dimostrano. Lo scopo finale è creare un contesto formativo e divulgativo che metta a disposizione di operatori di differenti discipline, o di soggetti comunque interessati, degli strumenti effettivamente capaci di dar vita a una cultura inclusiva e per questo allargata”. 

A questo proposito la conoscenza del museo si amplia grazie anche ai diversi contatti multimediali di cui lo stesso si serve utilizzando i social. Con Facebook si registrano 7.000 utenti che seguono la pagina e una interazione che tocca i 4.000 utenti a settimana. Su Twitter 6.000 follower e su Instagram 2.200. Mentre i visitatori pre-Covid erano 5.500 l’anno e i bambini dei corsi didattici 1.500. Un capitolo a sé merita infatti la scuola, un mondo più che mai presente qui, seguito da vicino dal cortese e competente personale, che più volte la settimana riserva alle scolaresche pomeriggi di visita, lavoro e ricerca, dove conoscenza e gioco si danno la mano. “La possibilità data agli studenti di osservare da vicino una serie di beni culturali in una forma più comprensibile e ‘leggera’ di quella offerta dai libri di testo – spiega Cornaggia – ci permette di raggiungere risultati didattici e di coinvolgimento dei giovani assolutamente straordinari”. Chi visita il museo ha, infine, la possibilità di muoversi nell’ampio parco circostante, ricco di piante antiche e preziose, legato alla storia del preesistente seminario arcivescovile, acquistato nel 2001 dal Comune di Varese con i due immobili contenuti. Oltre all’edificio museale, è anche l’antica dacia, costruita sulla soprastante collinetta dagli eredi della illustre famiglia Baragiola, prima titolare della intera proprietà. Oggi la dacia è sede del Centro Meteorologico varesino fondato da Salvatore Furia. E qui si apre un altro “piccolo mondo varesino” tutto da vedere: in realtà una stimata istituzione di fama internazionale.  

MUSEO TATTILE

Villa Baragiola, via Caracciolo 46, Varese
Tel. 329 951 3001
Consigliata la prenotazione

Articoli correlati