Il futuro dell’auto elettrica passa dal JRC

Pensate per un attimo alla vostra automobile. Per quanto tempo la usate? Se non siete taxisti, commercianti, giornalisti e se non avete una qualche attività che vi obblighi a frequenti spostame

Pensate per un attimo alla vostra automobile. Per quanto tempo la usate? Se non siete taxisti, commercianti, giornalisti e se non avete una qualche attività che vi obblighi a frequenti spostamenti, forse, in media, non la utilizzate per più di qualche decina di minuti al giorno. Per il resto se ne sta in un garage o in un parcheggio. Le statistiche dicono che per il 90% della vita, un’auto se ne sta a riposo. Ora, con la fantasia, fate un salto in avanti di pochi anni. Non è da escludere che nel garage della vostra villetta o del vostro palazzo vi saranno parcheggiate delle auto elettriche con relative colonnine per la ricarica. Ebbene quelle colonnine governeranno anche in modo intelligente la distribuzione dell’elettricità nell’intero edificio. Nelle ore durante le quali il prelievo di corrente dalla rete di distribuzione costerà maggiormente, la colonnina prenderà quella stivata nelle batterie dell’auto e la invierà alla casa o al palazzo, mentre durante le ore di minor costo (di sera e di notte) farà il pieno alle auto posteggiate, magari prelevando energia da batterie caricate durante il giorno dai pannelli solari. Il distributore della “vostra” auto elettrica dunque, sarà un robot intelligente che gestirà al meglio l’uso della corrente elettrica di tutta la casa.

 

Cosa si studia e quali sono le attività di ricerca del JRC

Ad Ispra, al JRC (Joint Research Centre della Commissione Europea), uno dei più importanti centri di ricerca al mondo, si sta lavorando alacremente perché tutto ciò diventi realtà. Questo significa che le macchine elettriche stanno realmente per invadere il mercato mondiale. Non c’è grande industria automobilistica che non stia lavorando attorno a questo genere di automobili. “Ben presto – spiega Harald Scholz, tra i responsabili del VELA (Vehicle Emissions Laboratories) – nasceranno in tutta Europa decine e decine di punti di rifornimento per le auto elettriche e siamo già alla fase in cui un’automobile in grado di compiere 300-400 chilometri con un ‘pieno’, può essere rifornita in un quarto d’ora”. La trasformazione dunque, è realmente in atto. Nessun problema? A dire il vero, ancora non lo sappiamo con certezza, ma se esistono ce lo diranno altre ricerche che si conducono ad Ispra. Quando il parco macchine elettrico aumenterà in modo esponenziale, ci porremo tante domande, come quando ci fu il boom dei cellulari e tutti ci chiedevamo se le radiazioni emesse non sarebbero state dannose per la nostra salute. Ad Ispra si cerca di prevenire i tanti dubbi che potranno sorgere quando le macchine elettriche in circolazione saranno migliaia. Una delle domande che ci verrà facile avanzare sarà: “Ma non è che con tutti quei motori elettrici che ci saranno in circolazione si avranno così tante radiazioni da creare problemi alla salute?” In effetti ogni corrente elettrica produce radiazioni. “Qui ad Ispra – continua Scholz – stiamo analizzando un gran numero di distributori di energia costruiti da varie Società e automobili elettriche diverse per capire qual è lo stato dell’arte. Non spetta a noi mettere a punto nuove colonnine o nuove automobili, ma noi possiamo dire cosa va e non va per ogni sistema che ci viene proposto”. 

 

E così in una gigantesca camera dove potrebbe starci facilmente un Tir, completamente isolata, un’antenna appositamente costruita in Germania, rileva le più deboli e le più intense radiazioni di una vastissima gamma di frequenze che potrebbero emettere le colonnine di distribuzione. “Siamo senza dubbio sulla strada giusta. Oggi le più potenti colonnine emettono solo dei picchi di radiazioni all’inizio e alla fine della carica, ma con le indicazioni che abbiamo offerto alle società che le producono, lavoreranno per eliminare anch’esse”, continua il ricercatore. Presto si inizierà anche a studiare l’influsso che le radiazioni emesse possono avere sui portatori di pace maker o altri supporti vitali che funzionano in modo elettrico. “Presto avremo un manichino costruito appositamente con tutti i supporti vitali oggi noti e utilizzati da un gran numero di persone e lo sottoporremo ad ogni tipo di studio”. Ma c’è anche l’aspetto contrario. Siamo sicuri che campi di radiazioni – ad esempio quelle prodotte da centrali elettriche – non abbiano influenze negative sulle auto elettriche? Anche di questo aspetto si sta occupando il Centro di Ispra. 

 

La camera dei test

In un’altra camera appositamente costruita sono le auto elettriche ad essere sottoposte a prove martorianti. Lì dentro si creano temperature da Polo Nord o da Deserto del Sahara e si cerca di capire cosa succede ad un’auto elettrica in condizioni di reale utilizzo, per valutare quanto, ad esempio, i sistemi ausiliari o la temperatura influiscano sull’autonomia del veicolo. Le auto arrivano dalle più diverse case automobilistiche e il responso è studiato ad hoc per ciascuna di esse. La ricerca di questo genere, come molte altre ricerche realizzate ad Ispra, serve all’Europa per decidere le leggi di cui un settore così delicato, ma allo stesso tempo così importante, avrà bisogno quando l’auto elettrica diventerà di utilizzo comune soprattutto nelle città, dove l’eliminazione delle emissioni di gas inquinanti, porterà grandi benefici alla gente. È necessario tuttavia, essere certi che le nuove tecnologie non provochino altri problemi ancora più gravi. Precedere i tempi dunque, è assolutamente importante affinché non si instaurino leggi diverse da Paese a Paese (a volte con indicazioni atte a favorire un’industria piuttosto che un’altra), ma vi siano vere regole per il bene comune. 

 

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