I nuovi soci della Koh-I-Noor

Lo storico brand made in Italy di Tradate, legato ai prodotti per la cura della bellezza e dell’arredo bagno, passa di mano con un’operazione di merger & acquisition tutta varesina ch

Lo storico brand made in Italy di Tradate, legato ai prodotti per la cura della bellezza e dell’arredo bagno, passa di mano con un’operazione di merger & acquisition tutta varesina che vede protagoniste tre famiglie di imprenditori del territorio. Un esempio di fermento imprenditoriale che ora punta al rilancio del marchio sui mercati di tutto il mondo. Primo terreno di conquista: gli Stati Uniti

Acquisizione finanzia acquisizione. E così le strade di due aziende storiche del Varesotto (e il coinvolgimento di una terza) si incrociano alimentando lo spirito e il fermento imprenditoriale del territorio. Dal successo della vendita dell’una, ora dipende il rilancio della seconda. L’impresa protagonista, al centro di questa storia, è la Koh-I-Noor di Tradate. Il rinomato brand di prodotti per la cura della bellezza e di accessori per l’arredobagno è da poco passato di mano. A fine 2023 le famiglie Scavini e Marvelli, che da sempre ne hanno retto le sorti facendone un marchio made in Italy conosciuto in tutto il mondo, hanno ceduto il controllo a quelle di Marcora (a cui faceva capo fino a qualche mese fa la Forgiatura Marcora di Olgiate Olona), Solbiati e Santori (nome, quest’ultimo, legato a sua volta ad un’altra realtà produttiva olgiatese, la Sesa Spa, dedita alla lavorazione delle superfici delle lamiere in acciaio Inox).

Tutto parte, però, dalle recenti vicende della Forgiatura Marcora di Olgiate Olona. Un’azienda che nel 2016 cede il 51% del proprio capitale ad un altro Gruppo del territorio, quello della Viar che ha sede a Sumirago. “L’operazione – racconta Michele Marcora, oggi Presidente del Cda della Koh-I-Noor e per anni alla guida della Forgiatura di famiglia – è nata sull’onda del fatto che il settore del petrolio da tempo sta portando avanti una verticalizzazione della catena del valore. Da qui l’interesse della Viar per quella che allora era la nostra azienda, i cui clienti sono soprattutto concentrati nel settore dell’Oil & Gas”. Alla vendita delle quote è legata anche una call, un’opzione, per l’acquisizione del resto delle azioni in mano alla famiglia Marcora, che la Viar esercita ad aprile del 2023. “Usciamo così dalla società di famiglia di cui rimango, però, consulente insieme a mia sorella Roberta”, racconta Michele Marcora con soddisfazione. Nessun rimpianto: “Abbiamo sempre messo l’azienda sul mercato per testarne il valore. Lo avevamo fatto anche nel 2008, ma poi scoppiò la crisi finanziaria. Fino al 2016 c’è stata poi la produzione di ricchezza che ha portato all’operazione con Viar. Infine, nel 2023, dopo un fatturato arrivato a 37 milioni di euro, è giunto il momento di completare l’operazione. È stato l’anno buono”. Cedute le quote della storica azienda di famiglia, però, la voglia d’impresa di Michele Marcora non si è fermata. Cullarsi sugli allori non è un’opzione. C’è un capitale da reinvestire in un nuovo progetto imprenditoriale. È il dna che chiama: “Mi sono subito messo alla ricerca di nuove avventure”. Tramite Massimo Solbiati, partner dello studio Coda & Solbiati e docente della LIUC – Università Cattaneo, che curerà poi gli aspetti strategici e finanziari dell’operazione, Marcora viene a conoscenza delle intenzioni della proprietà della Koh-I-Noor di passare la mano. 

Il nuovo Presidente del Cda della Koh-I-Noor, Michele Marcora: “Vogliamo investire in comunicazione e rinforzare l’area commerciale. Dobbiamo essere molto più presenti sul web e nelle vendite online”

Il brand che cura la bellezza personale e l’arredobagno ha bisogno di un rilancio. Le famiglie Scavini e Marvelli sono in uscita. “Coltivo da sempre un grande interesse per il marketing”, racconta Marcora: “Nel mondo della forgiatura da cui provengo, però, sei legato al cliente in ogni aspetto. La tua abilità sta nella cura del servizio che gli offri e nella qualità dei prodotti che realizzi per lui. Ma non sei mai tu a fare il mercato. Produci ciò che un altro ha disegnato, sei sempre un terzista”. In Koh-I-Noor, tuttavia, Marcora vede una sfida che lo affascina: “Qui possiamo essere noi a giocarci le nostre carte. Partiamo da una storia importante che possiamo, però, rilanciare con ancora più forza sui mercati internazionali. Il brand è forte e ha grandi margini di crescita. Ha solo bisogno di generare ancora più vendita con una produzione made in Italy”. Buttarsi nel settore del lusso e della bellezza è per Marcora un’avventura irrinunciabile. Il dossier viene, dunque, preso in mano insieme a Solbiati ad ottobre del 2023 e a fine anno l’operazione è già conclusa. Il 22 dicembre viene firmato l’atto per la cessione delle quote e un aumento di capitale, che mantiene un patrimonio netto di 1,4 milioni di euro per un’azienda che fattura 3,5 milioni. “Speravamo in un’interlocuzione diversa con le banche e un loro maggiore supporto”, confida Massimo Solbiati. Il problema è sempre lo stesso: il sistema del rating, che andrebbe cambiato secondo Marcora: “Il rating va dato sul piano industriale, sulla capacità di interpretare il futuro, non solo per certificare il passato di un’azienda”. Soprattutto quando c’è in ballo un progetto di rilancio. “Poco male”, secondo Solbiati: “Stiamo già guardando al crowdfunding e a operazioni di finanza straordinaria per finanziare le nostre ambizioni”. 

Il passaggio di proprietà, comunque, è andato in porto. Ora il 90% del capitale della Koh-I-Noor è in mano alle famiglie Marcora, Santori e Solbiati. Il restante 10% rimane alle due famiglie precedenti Marvelli e Scavini, in particolare ai nipoti. Nel Cda, invece, siedono Michele Marcora come Presidente e poi Luca Santori (comproprietario alla Sesa Spa), Giuseppe Bortoluzzi e Pietro Solbiati, figlio di Massimo, entrato in Koh-I-Noor dopo tre anni di esperienza in PwC. Una compagine sociale targata LIUC – Università Cattaneo, visto che tutti i membri del board si sono laureati nell’ateneo di Castellanza. Il che dà il senso di quanto sia importante investire nell’alta formazione se si vuole alimentare il fermento imprenditoriale di un territorio. “Sapere e saper fare”, per dirla come Confindustria Varese, fondatrice dell’ateneo. “Abbiamo di fronte a noi potenzialità enormi”, afferma fiducioso Marcora. Primo step: dare maggiore visibilità al marchio. La qualità dei prodotti è già una certezza. La concorrenza, “un non problema”: “Vogliamo investire in comunicazione e rinforzare l’area commerciale. Dobbiamo essere molto più presenti sul web e nelle vendite online”. Primo mercato da aggredire è quello degli Stati Uniti. “Ma vediamo ampi spazi di crescita anche in Germania, Francia e Spagna e, per l’arredobagno, nel settore dell’hôtellerie”, spiega Solbiati. Una nuova avventura imprenditoriale è iniziata. 

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