I colori dell’unicità

Scomparsa ai primi di gennaio, Rosita Jelmini Missoni, classe 1931, è stata fondatrice, insieme al marito Ottavio, del famoso marchio di moda Missoni. Brand amato nel mondo, che mantiene da se

Scomparsa ai primi di gennaio, Rosita Jelmini Missoni, classe 1931, è stata fondatrice, insieme al marito Ottavio, del famoso marchio di moda Missoni. Brand amato nel mondo, che mantiene da sempre il suo radicamento sul territorio e punta sul valore della famiglia. In un numero di Varesefocus dedicato alla parità di genere e all’inclusione, la celebrazione di un’imprenditrice visionaria attraverso i personalissimi ricordi dei nipoti Margherita e Michelangelo e della figlia Angela 

Il ruolo della donna in azienda è tema di cui oggi si parla all’interno di una riflessione più ampia che nella valorizzazione delle differenze pone il suo punto di forza per lo sviluppo di un progetto collettivo, anche sociale ed economico. Quella riflessione che oggi è doveroso fare, in alcuni casi urgente come la cronaca ci insegna, è un naturale dato di fatto in moltissimi ambiti in cui le donne hanno potuto, e possono, realizzare i loro talenti esattamente come l’altra metà del cielo. Proprio per questo è importante raccontare le storie di queste persone, soprattutto quando sono eccezionali. Quando quelle storie non sono più solo personali, ma si intrecciano con la storia di un’impresa, di un territorio, di un Paese, grazie ad un particolarissimo carisma e alla loro “stoffa” (e, in questo caso, è quanto mai appropriato). In un numero di Varesefocus dedicato alla parità di genere e all’inclusione, ecco il ricordo di un’imprenditrice che con la sua personalità ha lasciato un segno di colore indimenticabile: Rosita Missoni. Per i nostri lettori i ricordi integrali, personalissimi, a tratti intimi e affettuosi, di 3 membri della sua famiglia: i nipoti Margherita e Michelangelo e la figlia Angela. Ci è parso il modo migliore per condividere una memoria, ma anche per trasferire un messaggio al femminile: nella ricchezza della vita di ciascuna, la possibilità di portare anche nel lavoro i propri valori e i colori della propria unicità.  

Rosita o la forza di volontà

Mi sono sempre chiesta cosa avesse visto un 27enne di mondo in quella studentessa 16enne. Non sono mai riuscita a chiederglielo, ma credo che la determinazione del suo sguardo ammaliante sia stata influente. La nonna aveva una visione e questa le era così chiara che si trattava di come, non di se. Gli ostacoli vissuti come opportunità per una nuova via, diversa da quelle già tracciate, unica. Rosita era audace. 
La ricerca del bello ha permeato la sua vita, con la passione che le faceva brillare gli occhi. Vestiti, casa, fiori, famiglia: la sua opera principale è stata creare un modo di vivere, vero ma fantastico, semplice ma sofisticato. Un nuovo modo di vestirsi per andare a teatro, un nuovo modo di ricevere, un nuovo modo di fare famiglia, allargata ed accogliente. Sicura di sé, ambiva alla perfezione, trovando lì magicamente un equilibrio. Non conosceva autocommiserazione e piegava il dolore con curiosità e disciplina. Severa insegnante, i pochi a resisterle le saranno per sempre grati.
Tra loro ci sono anche io, allieva devota. La nonna è tanto di me, a volte più di quanto vorrei, e cercherò di esserle sempre fedele.

Margherita 

Nonna 

Ho sempre considerato fortunati quelli che sanno fin da giovani che cosa sono stati messi a fare su questa terra. 
Ma poi ci sono quegli individui unici e ancora più rari che riescono a farlo. 
La mia nonna era senza dubbio una di questi. 
Per tanti, la nonna Rosita era un’artista, visionaria, imprenditrice, Cavaliere del Lavoro, fondatrice di una casa di moda… Ma per me e i miei cugini, la nonna Rosita era una presenza materna, sensibile e romantica, piena di amore e saggezze profonde. 
Mi ricordo bene tutte le volte che andavamo a camminare nel giardino e, come per magia, lei trovava sempre almeno due, tre o anche quattro quadrifogli. 
Io, uno che non ha mai avuto bisogno di occhiali, non ne trovavo neanche uno. Un giorno chiesi alla nonna: “Ma come fai?” E lei mi rispose: “Nella vita la fortuna te la devi cercare, non ti viene data”. La nonna mi ha insegnato un profondo rispetto e affetto per la natura e il suo intimo equilibrio. Quando andavamo insieme a cercare funghi, lei mi diceva sempre di lasciare qualche porcino per le lumache. 
La nonna vedeva il mondo dei funghi come qualcosa di magico e pieno di mistero. Qualche volta, ascoltando la nonna parlare, mi sembrava che certe cose venissero da una radice lunga e profonda, da un tempo antico. 
La nonna aveva una sua speciale visione delle cose. Nessun dettaglio le sfuggiva; aveva un suo occhio critico che le permetteva di vedere una realtà unica. 
Grazie a queste radici la sua visione non solo ha toccato migliaia di persone in questo paese, ma milioni intorno al mondo e oggi quelle radici continuano a crescere in tutti noi. 
Grazie per tutto ciò che mi hai insegnato, nonna. Mi mancherai sempre. 
Non vedo l’ora di incontrarti di nuovo la prossima volta che troverò un porcino stupendo o vedrò un tramonto incantevole. 
I love you, nonna. 

Michelangelo

Il ricordo di una figlia

Ho provato, ho cercato con impegno di scrivere qualcosa per mia mamma, ma c’era troppo, troppo, troppo da dire, ma non solo quello che ha lasciato a me, quello che ha lasciato alle donne, quello che ha lasciato al mondo, come la sua visione abbia cambiato in meglio tante cose nel mondo.
Mia mamma aveva un tono severo ma è stata una mamma tenerissima, dolcissima. Forse sono stata fortunata che essendo io la terza, negli anni in cui sono cresciuta avesse poco tempo, per cui tanti momenti, tanti spazi che ho avuto sono quelli che mi hanno reso la donna indipendente ed autonoma che sono e di cui era tanto fiera. Mi ha dato tutto e sono grata di essere sua figlia.
Angela 

 

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