Guardare “VA’rese” con nuovi occhi

Lo Spazio Arte di Unipol Sai si è fatto conoscere e apprezzare in Varese perché da decenni ospita, nelle sale degli uffici di Piazza Monte Grappa, artisti ed eventi legati al territorio.

Lo Spazio Arte di Unipol Sai si è fatto conoscere e apprezzare in Varese perché da decenni ospita, nelle sale degli uffici di Piazza Monte Grappa, artisti ed eventi legati al territorio.  A partire da maggio – e fino al 31  dicembre –  è visitabile una rassegna fotografica  che proprio a Varese si rivolge. L’obiettivo è quello di contribuire, in parallelo ai festeggiamenti per i duecento anni dalla sua elezione a città, a una nuova lettura della stessa:  segnalarne le  bellezze, rileggerla attraverso la ricerca dei punti di riferimento, come le storiche castellanze che ne connotano presente e passato, valorizzarla nella sua identità e unicità, soprattutto nella riscoperta della “città giardino”, e anche, ritrovare la voglia di reincontrarsi al suo interno. Questi sono i principali obiettivi della mostra.  Che fa proprio l’assunto di un grande della letteratura, Marcel Proust : “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere  nuovi occhi”.

Una rassegna fotografica ripercorre i duecento anni della città con assaggi di storia di ieri e di oggi, squarci urbani su angoli noti, o mai prima osservati, da  scoprire, magari, per la prima volta

La stimolante iniziativa nasce dalla Commissione eventi architetti di Varese composta da Riccardo Blumer, Elena Brusa Pasqué, Ileana Moretti e Carla  Moretti, Enzo Cantoni, Fabio Beverina e Patrizia Buzzi. Sono loro gli organizzatori di “VA’rese_microvalorizzazione del quotidiano” rassegna fotografica legata al Comitato Varese 200, curata da Marco Zanini, Nicola Domaneschi e Marco Verdi , che si propone di “smuovere qualcuno a fare qualcosa”( Va’, dal milanese vardare e rese, dall’inglese antico to rese, scuotere).
E’ senza dubbio una scelta felice quella di IFC Unipol Sai di coniugare mondo e spazio professionale con l’interesse culturale. Con il doppio vantaggio del libero accesso ai visitatori esterni e, insieme, la fruizione della rassegna da parte di chi ci lavora.  
Un esempio da imitare, se è vero che la crescita del Bel Paese, cominciamo finalmente tutti ad accorgercene, non può assolutamente prescindere dalla valorizzazione della bellezza e dall’esaltazione della cultura, fin qui troppo maltrattata.  
Elena Brusa Pasqué, anima dell’evento, tiene però a sottolineare come ci sia anche una mostra nella mostra. Una grande mappa di Varese, che tutto contiene e racconta della città attuale, rivela anche la collocazione delle proprietà di Libera sequestrate alla mafia,  in via Tonale, via Monte Golico, via Avegno e in altre zone ancora. Si tratta di proprietà destinate alla riabilitazione con funzioni sociali. Da notare che il ricavato delle foto in mostra, acquistabili a rassegna terminata, andrà proprio a Libera.
Varese dunque svela qui i suoi angoli nascosti, mostra il bello senza negare il brutto, si fa domande. L’occhio che guarda diventa anche il nostro. Perché lo scopo del progetto, nel suo insieme, è di ricominciare a “sfogliare” la città dopo averne osservato le immagini in mostra: assaggi di storia di ieri e di oggi, squarci urbani su angoli noti, o mai prima osservati, da  scoprire, magari,  per la prima volta. E’ un bell’esercizio, e il progetto, che sarà sempre in  aggiornamento costante di nuove immagini e situazioni, sino alla scadenza dicembrina, promette di essere un po’ come una caccia al tesoro, costellata a latere della rassegna fotografica, di eventi musicali, teatrali, sportivi in luoghi scelti per l’occasione. Si può osservare la città come indossando gli occhiali in 3D.  E ci si può divertire, interagendo con l’iPhone, a indagare  i posti indicati  dalla mostra  o, viceversa,  indicare quelli che si ritengono da indagare.

Lo Spazio Arte di Unipol Sai si è fatto conoscere e apprezzare in Varese perché da decenni ospita, nelle sale degli uffici di Piazza Monte Grappa, artisti ed eventi legati al territorio

Citiamo qualche esempio, come il lungo tunnel del rifugio antiaereo varesino, che dagli edifici di recente recuperati, visibili di fronte all’ingresso del parcheggio di via San Francesco d’Assisi, risale fino a villa Mirabello. Fu luogo di salvezza per tanti varesini, scampati ai bombardamenti degli anni Quaranta che fecero anche a Varese numerose vittime.
Citiamo un altro luogo fotografato e suggestivo, ma per ora di difficile accesso: l’ interno della torre di Piazza Monte Grappa, nella torre disegnata da Mario Loreti. Quella torre in porfido  grigio, della valle Antigorio, che, nella pulizia dell’insieme della piazza, nella solidità dell’incombente mole, ha una sua innegabile bellezza e nobiltà.
Interessante il recente convegno guidato dall’ingegner Aceti e da Brusa Pasqué,  inserito tra gli eventi legati alla mostra, dedicato proprio a un progetto sulla torre di piazza Monte Grappa, che implica la possibilità di un suo riutilizzo come spazio espositivo, luogo di incontro, punto di osservazione eccezionale per la città. Osservare di lassù il tramonto sul Monte Rosa, quanti forestieri, come i varesini, non vorrebbero provarne l’emozione? A chiederselo, nell’ appassionata relazione, è stata  Anna Maria Milesi, nota esperta di marketing.  Il progetto è pronto, ma occorrono i finanziamenti. Eppure, quell’architettura creata nel ventennio fascista, ancora ben solida sulla base dei riscontri effettuati dagli studenti del Politecnico coinvolti nell’iniziativa, se fu creata anche per gareggiare con la forma più “morbida” del bel campanile del Bernascone , ne è diventata ormai sorella agli occhi di tutti: due simboli, diversi, ma entrambi entrati nel cuore.  
Accanto alle prime, altre foto della mostra raccontano i luoghi e la storia di Varese: dal Cippo di Kosciusko di Villa Recalcati Morosini, che custodiva il cuore del Garibaldi polacco, all’ex caserma di via Magenta, dimenticata fino allo sbriciolamento, poi acciuffata in zona Cesarini, alla palestra di generazioni di studenti e sportivi disegnata da  Edoardo Flumiani nell’attuale via XXV Aprile, denominata un tempo, prima della débacle bellica, Viale delle Vittorie. E ancora: la chiesa di Massimiliano Kolbe, interessante ma umiliata in un contesto urbanistico non coerente. E il Politeama di oggi, certo meno bello di quello di un tempo, tanto caro al fotografo Alfredo Morbelli che negli anni Trenta lo ritrasse più volte, quando al centro della piazza XX Settembre era collocato il monumento, non tutti lo sanno, del Butti.

VA’rese
Microvalorizzazione del quotidiano
Spazio Arte UnipolSai
Piazza Monte Grappa 12
Lunedì venerdì 9.00/12.00  15.30/17.30
Sabato e domenica su appuntamento
Ingresso gratuito
6 maggio/31 dicembre 2016
www.varesemicrovalorizzazione.wordpress.com

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