Due Veronese e un Picasso sul Lago Maggiore

Dal Museo del Paesaggio di Pallanza al Parisi Valle di Maccagno, incontri d’arte con i grandi della pittura. Nel primo, in mostra, fino a marzo, due tele di Paolo Caliari, detto il Veronese, co

Dal Museo del Paesaggio di Pallanza al Parisi Valle di Maccagno, incontri d’arte con i grandi della pittura. Nel primo, in mostra, fino a marzo, due tele di Paolo Caliari, detto il Veronese, considerato tra i maggiori artisti veneti del Rinascimento. Nel secondo, l’esposizione “Meraviglie dal caveau” lascia in eredità opere di Picasso, al fianco di De Chirico, Guttuso, Fiume e Carlo Levi

Un eccezionale appuntamento d’arte è quello offerto dal Museo del Paesaggio di Verbania nell’anno in corso e fino al 25 febbraio 2024. Nel ricco percorso museale, tra i più affascinanti del Lago Maggiore, accanto alle incantevoli opere della gipsoteca dello scultore russo Paolo Troubetzkoy, che visse e morì proprio nella cittadina sul Verbano, e ai dipinti dei più famosi pittori e artisti locali, come Daniele Ranzoni, Arnaldo Ferraguti, Mario Tozzi e Arturo Martini, sono ora presenti fino a marzo due splendide tele di proprietà della regione Piemonte. Si tratta di “Allegoria della scultura” e “Allegoria con la sfera armillare”, oli di grandi dimensioni (entrambi 205×114,3 cm), opera di Paolo Caliari, detto il Veronese (1528-1588), con Tiziano e Tintoretto considerato tra i maggiori artisti veneti del Rinascimento. La presenza nel Museo di queste opere non è casuale, ma rivela un’interessante storia che merita di essere conosciuta. 

Dieci anni fa una giovane studentessa, Cristina Moro, in procinto di lavorare alla propria tesi dedicata a Villa San Remigio, gioiello dell’architettura locale ispirato a Casa Bagatti Valsecchi di Milano, fatto costruire sulla cima della Castagnola nel 1896 dai cugini-sposi Silvio Della Valle di Casanova e Sophie Browne, rinvenne, all’interno della dimora abbandonata da anni, nell’importante sala dedicata alla quadreria, due imponenti lavori. Non fu però possibile da subito individuarne la firma. La colpirono l’analogia delle due opere in certi particolari, come la sontuosità delle figure rappresentate, i temi trattati, la preziosità del racconto, l’uso simile e sapiente dei colori, la posa dei personaggi e tanti altri elementi che le conoscenze acquisite le suggerivano come fondamentali. Ulteriori ricerche della giovane e la richiesta ad esperti studiosi, tra cui Antonio Agosti e Jacopo Stoppa, i docenti che avevano affidato la tesi alla studentessa, e Vittoria Romani dell’Università di Padova, permisero poi di arrivare alla ricostruzione di una serie di quattro dipinti. Andata dispersa nel corso dei secoli sul mercato antiquario, era nota soltanto attraverso copie. Le altre due tele della serie originale “Allegoria con la balestriglia” e “Allegoria con l’Astrolabio piano”, sono oggi parte della collezione del Los Angeles County Museum. La critica è propensa a ritenere che il ciclo fosse stato realizzato per la biblioteca Marciana di Venezia, intorno al 1557. E infatti le atmosfere e i temi cari alla pittura veneziana del tempo, evidente già nel Veronese giovanile, ci sono tutti: dalla suggestione michelangiolesca della monumentalità dei quattro personaggi rappresentati fino all’intreccio delle citazioni di arte e scienza, visibile nelle architetture raccontate e nei riferimenti alle conoscenze geografiche.   

 

 

Per tornare alle due opere provenienti da Villa San Remigio, sono esposte in una grande sala al piano nobile di Palazzo Viani Dugnani a Pallanza. Sono illuminate da speciali effetti luminosi che permettono una visione ottimale e più ravvicinata dei particolari descrittivi e dei colori della pittura del Veronese, caratterizzata da sapienti giochi di luci e ombre, di contrasti cromatici ora accesi, ora più delicati e trasparenti. In “Allegoria della scultura l’artista” ci racconta l’arte dello scolpire, cioè la rappresentazione dell’intuizione artistica attraverso legno, pietra o altro materiale da plasmare, incarnandola in una splendida figura femminile. Abbigliata con abiti antichi e setosi, creatura dal viso dolcissimo e luminoso incorniciato da una capigliatura raffinata e raccolta, appare intenta ad osservare un putto. Che regge un frammento di torso maschile e una stecca, tipico attrezzo scultoreo. Sullo sfondo sono elementi architettonici e una colonna scanalata. I curatori dell’allestimento fanno notare che nel corso del restauro effettuato sono stati rilevati alcuni segni di ridipintura sul ventre della donna, coperto solo da un velo leggero. Si racconta in mostra, in video, l’intera storia della ricerca che ha portato all’identificazione dell’autore. Fondamentale, in questo senso, fu anche una piccola targa nascosta, recante la scritta “Veronese”, scoperta in un secondo tempo su una delle due opere.

In “Allegoria con la sfera armillare” è rappresentato un uomo con il turbante che regge la sfera, antico strumento astronomico formato da anelli disposti con riferimento ai principali circoli della sfera celeste, al centro la Terra. Tale strumento veniva utilizzato per determinare le coordinate degli astri. Era “di moda” porre esemplari simili in studi e studioli di aristocratici e studiosi, considerate nel ‘500 simbolo dell’astronomia e della scienza. Mentre il mappamondo ai piedi del personaggio, dove sono visibili lembi delle Americhe e del continente australe, rimanda alla geografia e alla cosmografia. Ci sia consentito, a proposito di Veronese, un raro e prezioso riferimento letterario. Lo scrittore e premio Nobel Hermann Hesse, nei suoi taccuini di colto e insaziabile viaggiatore in Italia, scriveva nel 1902: “Erano le nove, avevo davanti a me una bella mattinata luminosa. Ho deciso allora di dedicare la bellezza di quell’ora a Paolo Veronese, che è, a dispetto di Tiziano, il vero pittore di Venezia. Per qualche istante sono stato indeciso se andare al Palazzo dei Dogi o a San Sebastiano, infine l’ultimo mi è sembrato il luogo migliore e più degno. Ho preso perciò la prima gondola e mi sono recato laggiù nell’aria fresca e pura della laguna mattutina. San Sebastiano, la chiesa di Paolo Veronese, si trova in una posizione un po’ appartata, non lontano dalle Zattere: una stupenda chiesetta che possiede più di una dozzina di quadri di quel radioso maestro. Lo spazio modesto riluce tutto dei suoi ricchi e festosi colori e in mezzo ai quadri troneggiano il busto e la lapide del pittore con la celebre iscrizione. Sono rimasto a osservarli a lungo e con piacere, soprattutto la ‘Madonna con i quattro Santi’”. Dopo la mostra a Pallanza, le due opere di Veronese, già esposte con quelle di Los Angeles a Vicenza nella mostra “Le Allegorie ritrovate”, torneranno a Venaria Reale.

Per rimanere sul lago e godere ancora del suo splendore autunnale, sponda lombarda però, a Maccagno si possono scoprire altri fondamentali nomi della pittura, questa volta contemporanea, come Picasso e i nostri Balla, De Chirico, Guttuso, Fiume, Carlo Levi, Bruno Cassinari. Una particolare e raffinata esposizione, “Meraviglie dal caveau”, è stata dedicata dal locale Museo Parisi Valle proprio la scorsa estate, per evidenziare le opere di questi maestri. Sono opere di grafica, disegni e pitture, parte dell’ampia collezione donata al Museo dedicato all’arte contemporanea da Vittorio Parisi (1915-2009), pittore e scultore, già fondatore e mente del complesso museale. Il direttore Federico Crimi ha giocato nel riallestimento proprio con la voglia di sdoganare l’importante patrimonio custodito. Ma le opere sono comunque sempre presenti, visibili a rotazione, nel percorso delle sale che si sviluppa all’interno del complesso edilizio realizzato da Maurizio Sacripanti, architetto romano che ebbe alti riconoscimenti per la bella costruzione realizzata sul torrente Giona, alla confluenza nel Verbano. Parisi ebbe infatti modo di accostarsi a molti di questi grandi artisti esposti, compreso Picasso, divenendone anche competente collezionista. Il frutto di tanta raccolta fu poi da lui affidato al Museo di Maccagno, certo che la bella località avrebbe potuto godere della magia di un luogo unico, un posto felice per incontrarsi con l’arte. 

 

 

DUE VERONESE SUL LAGO MAGGIORE
STORIA DI UNA COLLEZIONE

Dall’8 luglio 2023 al 25 febbraio 2024
Museo del Paesaggio 

Palazzo Viani Dugnani, via Ruga 44, Verbania
Dalle ore 10.00 alle 18.00. Chiuso il martedì

Civico Museo Parisi Valle
Via Leopoldo Giampaolo1, Maccagno con Pino e Veddasca
Il venerdì dalle ore 15.00 alle 19.00
Il sabato e la domenica dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00

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