Digital detox al mulino di Turro

Una gita per fare un salto indietro nel tempo, per riscoprire i gesti di una volta, quando l’ingegno sostituiva la tecnologia. In un luogo, gioiello nascosto tra i boschi di Monvalle, che &egra

Una gita per fare un salto indietro nel tempo, per riscoprire i gesti di una volta, quando l’ingegno sostituiva la tecnologia. In un luogo, gioiello nascosto tra i boschi di Monvalle, che è, allo stesso tempo, testimonianza della storia antica locale e laboratorio dedicato alle attività manuali. All’attuale stampa dei libri si aggiungeranno il restauro dei mobili, la lavorazione del ferro battuto e la ceramica 

Questo articolo potrebbe iniziare con il classico incipit delle fiabe: “C’era una volta”. Anzi, “c’erano una volta”. Perché fino al secolo scorso, la provincia di Varese era costellata da mulini, molti dei quali, ora, andati in rovina. La primavera e le gite nel verde possono diventare un’ottima occasione per riscoprire questo passato locale quasi dimenticato. Basti pensare che “solo lungo il torrente Viganella-Monvallina ce n’erano un tempo almeno una dozzina”, ricorda Franco Oregioni, sindaco di Monvalle e proprietario di un antico mulino che sta diventando un progetto di condivisione creativa e testimonianza della memoria. “Sì, la mia famiglia ne è proprietaria, ma noi preferiamo chiamarci custodi di questo posto e della storia che rappresenta”, aggiunge il primo cittadino. Il “suo” Mulino di Turro, per anni è rimasto abbandonato a se stesso, “ma alla fine io e mia moglie abbiamo deciso una decina di anni fa, di acquistarlo. Ora siamo al lavoro per ristrutturarlo, molto abbiamo fatto e ancora molto c’è da fare. L’obiettivo è quello di trasformarlo in un luogo aperto, dedicato alla cultura e alla memoria”. Questo piccolo gioiello “nascosto” tra i boschi di Monvalle è raggiungibile anche in una bella gita, in bicicletta o a piedi, facile da fare per tutti. Il mulino è aperto alle visite alcuni giorni all’anno, ma da fuori si può ammirare sempre.
Qui ha sede anche l’associazione Rotte Contrarie, che all’interno del mulino opera con un laboratorio di stamperia antica attraverso le tecniche e gli strumenti tipografici tradizionali.

Il Mulino di Turro

L’origine dell’edificio del Mulino di Turro viene fatta risalire alla prima metà del 1800, vanta quindi quasi 200 anni di storia. Le tracce seguenti risalgono al secolo successivo, quando la famiglia Vedani da Biumo si insediò a Gemonio e comprò a Monvalle un mulino che “era in rovina”. Ampliato nel ‘900, visse purtroppo in seguito altri decenni di abbandono, fino ad essere acquistato dalla famiglia Oregioni e riqualificato, stavolta per essere aperto alla comunità. “In questa zona si può respirare la suggestione del luogo e di un mondo da riscoprire che pare essere scomparso anche in provincia di Varese, dove ormai i mulini funzionanti si possono contare sulle dita di una mano” commenta Oregioni. Atmosfere d’altri tempi: il vecchio mulino con ancora le ruote sul torrente, la stamperia che riporta alla luce l’arte della stampa di un tempo, le sale delle macine e del mugnaio, con ancora le scritte sulle vecchie porte dei calcoli del mugnaio di prezzi, pesi e farine. Ci si arriva lungo un percorso nel verde altrettanto fiabesco, una volta deviato dalla strada provinciale e inoltratisi nel bosco, seguendo le indicazioni che portano al mulino. Sentieri fra bosco e prati, ponticelli, ruscelli, fino ad arrivare ad un grande prato verde affacciato sulla Monvallina, dove si erge il grande mulino, che ha conservato tutto del suo passato, ma grazie a un’attenta ristrutturazione che prosegue ancora oggi, risulta ben tenuto e decisamente affascinante.

Visitarlo e viverlo

Se ammirarlo da fuori è sempre possibile passandoci vicino, in diverse giornate viene aperto al pubblico per “farsi conoscere” di più. In primavera ed estate sono diverse le occasioni che lo rendono una tappa interessante, dalle iniziative di Rotte Contrarie alle giornate a porte aperte per scoprire il passato del mulino e il suo funzionamento. Se le norme anti-Covid lo permetteranno, ad esempio, verrà aperto a maggio in occasione delle Giornate Europee dei Mulini, curate in Italia dall’associazione italiana Amici dei Mulini Storici.
Ed anche in primavera, per la conclusione di un bel progetto con le scuole visto che il mulino, con l’associazione Rotte Contrarie, sta lavorando con alcune classi degli istituti locali per un’iniziativa di recupero e stimolo alla lettura cartacea. Al termine, i giovani studenti potranno letteralmente stampare a mano il loro libro di racconti. Un’anteprima di come Oregioni vede il futuro di questo luogo, che un domani accoglierà anche un bed & breakfast: “Lo vediamo come un luogo che diventi un museo vivo, una testimonianza della storia antica locale, da riscoprire a passo lento. Vorremmo portare qui altri laboratori dedicati alle attività manuali di un tempo, quando non c’era la tecnologia per tutto: dal restauro del mobile alla lavorazione del ferro battuto, dalla ceramica alla già avviata stampa dei libri. Un luogo dedicato al fare con le proprie mani, dove riconnettersi con le proprie radici, la natura e la storia”.  

Il Sentiero dei Mulini

C’è un altro magico percorso per riconnettersi con l’antico passato delle acque e del lavoro in provincia di Varese. Si tratta del Sentiero dei Mulini, un percorso di circa 16 chilometri, adatto agli amanti delle passeggiate, del trekking e della mountain bike. Tocca i comuni di Monvalle, Besozzo, Brebbia, Malgesso, Bregano e Bardello. Si passa dalla ghiacciaia a Bardello al mulino di Piona di Brebbia, rimasto attivo fino a pochi anni fa e quello di Turro, fino al Mulino Roncari, che prende il nome da una famiglia di mugnai che, per generazioni, ha svolto questo mestiere. Originario del ‘700, conserva ancora oggi il sistema di chiuse, la roggia di derivazione per convogliare l’acqua, il ponte pedonale e la grande ruota tipica dei mulini ad acqua. Lungo un’altra roggia di derivazione del Monvallina c’è poi il Mulino Mendozza, che risale a fine 1800. Il sentiero è di facile percorribilità e mette in comunicazione i mulini che hanno per secoli caratterizzato la vita locale a ridosso dei fiumi Monvallina e Bardello. L’itinerario rappresenta anche un collegamento tra i laghi di Varese e Maggiore e lungo la strada è possibile ammirare anche vecchie opere di ingegneria idraulica lungo il fiume Bardello, senza dimenticare il famoso museo della Pipa. Degni di una tappa sono i vari nuclei di Brebbia Superiore, Malgesso, Bregano e Bardello. E se fa caldo, da non perdere una deviazione alla vicina spiaggia del Gurée per un tuffo rigenerante. 

Il torrente Viganella-Monvallina

Tra lago e mulini, il torrente Viganella-Monvallina nasce nei pressi di Orino, al Campo dei Fiori, per procedere lungo la sua strada contorta fino a gettarsi nel lago Maggiore. La sua particolarità è proprio il “doppio nome”, visto che si chiama Viganella alla nascita per poi prendere il nome di Monvallina verso il lago. Il fiume è lungo circa 12 chilometri e mezzo ed in passato è stato una grande risorsa per abitanti dei borghi circostanti. Forniva non solo acqua, ma era anche navigabile e offriva energia per i numerosi mulini della zona. È un mulino toccato dalle sue acque anche il Museo Salvini di Gemonio. Il rio è importante anche dal punto di vista ambientale, visto che solca boschi e aree naturali preziose molto particolari: tra queste, il sito di interesse comunitario SIC/ZPS “Canneti Lago Maggiore” e “Palude Bozza Monvallina” per un’estensione di circa 6,7 ettari nel comune di Monvalle, ricco di biodiversità dal punto di vista di fauna e flora.

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