Da Filadelfia a Milano, con amore
È a Milano fino al 2 settembre, nelle sale di Palazzo Reale, la mostra “Impressionismo e avanguardie. Capolavori dal Philadelphia Museum of Art” prodotta da MondoMostre Skira. Si tr
È a Milano fino al 2 settembre, nelle sale di Palazzo Reale, la mostra “Impressionismo e avanguardie. Capolavori dal Philadelphia Museum of Art” prodotta da MondoMostre Skira. Si tratta di una selezione di 50 opere, curata da Jennifer Thompson e Matthew Affron, promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostreSkira, che comprende capolavori dell’impressionismo e delle avanguardie: acquistate da industriali e collezionisti illuminati, destinate poi ad adornare le eleganti case dei loro proprietari, le opere furono infine generosamente donate dai discendenti all’antico museo di Filadelfia. Che da sempre è considerato una splendida realtà, nata nel 1877 dalla passione per l’arte dell’imprenditoria americana della città fondata, nel segno dell’amore fraterno, dal quacchero William Penn.
Lo sviluppo dei commerci, dell’industria (navi a vapore e ferrovie) e del mondo della finanza, destinato a crescere negli anni, permise di assecondare quella voglia di cultura e di attenzione per l’arte del vecchio continente, mai venuta meno da parte dei figli dei padri fondatori. Che gareggiavano anzi per farne la capitale culturale dell’America. Conoscere Filadelfia e il suo museo significa avvicinarsi al lungo racconto di una città che, tra la fine del diciottesimo e l’inizio del diciannovesimo secolo, fu la più importante tra le metropoli americane. Perché si scrissero lì, rispettivamente nel 1776 e nel 1787, la dichiarazione di indipendenza e la costituzione degli Stati Uniti. E perché l’intreccio vitale tra storia e politica, cultura e filantropia, permise di realizzare i migliori obiettivi di vita possibile.
Cinquanta capolavori dell’Impressionismo e delle avanguardie a Palazzo Reale. Solo un assaggio, ma dal grande valore artistico, della ben più ampia collezione custodita nel Philadelphia Museum of Art, nato dalla passione dell’imprenditoria americana
Ogni opera esposta al Philadelphia Museum ha dunque una sua importante storia legata a quel mondo, agli artisti amati e desiderati, e a quei collezionisti interessati al bello e al bene comune. I quali si consideravano abitanti fortunati di una città che sembrava loro la prima e la più intrigante degli States. La voglia di valorizzazione della stessa si tradusse anche nella prima fiera mondiale negli Usa, proprio a Filadelfia: la manifestazione fu visitata, era il 1876, da più di dieci milioni di persone provenienti da ogni parte del continente, ma anche dall’Europa. Conseguenza dello scambio commerciale e culturale del grande evento fu anche lo stimolo dei suoi abitanti a viaggiare e conoscere a loro volta l’Europa, dove il bello si poteva vedere, ammirare e persino acquistare, per portarselo nelle case. Ed ecco allora i Monet, che arrivarono a Filadelfia grazie all’interesse di Alexander Cassatt e di Frank Graham Thomson: il primo, proprietario della Pennsylvania Railroad, era fratello della pittrice Mary Cassatt, ben introdotta nel milieu parigino dell’arte, che lo aiutò nella scelta di opere di Manet e Monet, di Degas e Pissarro.
Di lei è in mostra un pregevole, raffinato olio su tela del 1879, “Donna con collana di perle in un palchetto”, donato al museo grazie a un lascito della collezionista Charlotte Dorrance Wright. Graham Thomson a sua volta cercò di conoscere personalmente Monet e, sempre attraverso la Cassatt e la galleria parigina di Paul Durand-Ruel, il più noto e influente mercante di arte impressionista del tempo, acquistò ben dodici dipinti del grande artista. Dieci opere degli eredi Cassatt furono poi acquistate nel 1921 dal W.P.Wilstach Fund per il Philadelphia Museum, consentendo l’ingresso dei primi dipinti impressionisti nelle sue sale.
Curiosa la vicenda del culturista Samuel Stockton White III: pluripremiato per la sua fisicità. ebbe in sorte di fare da modello a Auguste Rodin. Il lavoro dello scultore francese – L’Atleta – lo immortalò per sempre, rendendolo famoso nei secoli a venire. Tale opera, che Rodin realizzò in argilla nel 1901, poi fusa in bronzo nel 1904, entrerà a far parte del patrimonio artistico del museo di Filadelfia con l ‘intera collezione che verrà donata nel 1967 dalla famiglia a nome di Samuel S. White III e Vera White, costituendone uno dei fondamentali nuclei collezionistici. Di questo nucleo, oltre al Rodin, sono state portate a Palazzo Reale due nature morte di Georges Braque, dedicate rispettivamente a una cesta di pesci e a un piatto di frutta (1910 e 1936), un Cézanne del 1873 “Le quartier du Four à Auvers-sur- Oise”, e un olio su cartone applicato su tavola di Utrillo, “Place du Tertre a Montmartre” (1912).
Generosa e fondamentale per la costituzione del patrimonio museale portante anche la donazione dei fratelli Henry P. McIlhennye e Berenice McIlhenny Wintersteen, che acquistarono e donarono dipinti di Delacroix, Degas, Renoir, Picasso, Matisse. Di quest’ultimo è a Palazzo Reale la “Natura morta su tavolo”, un olio del 1925, di Picasso si veda invece l’opera “Donna e bambine”, pervenuta al museo nel 1964. Ma a decidere la buona sorte del Philadelphia Museum furono nel 1943 la lungimiranza dell’allora direttore Kimball e del gallerista Albert Eugen Gallatin. Quest’ultimo aveva creato nel 1927 la Gallery of Living Art prima collezione pubblica d’Arte Moderna del XX secolo degli Stati Uniti, con sede all’Università di New York. L’indisponibilità a continuare ad ospitare la crescente, straordinaria collezione di Gallatin negli spazi universitari, profilatasi nel 1942, indusse Kimball ad aprire le porte del suo Museo alla Gallery: nel 1943 fu firmato l’accordo per il prestito immediato, e successivo lascito, delle opere, ben centosessanta straordinari lavori di grandi maestri dell’arte contemporanea.
La rassegna milanese è uno straordinario viaggio nella Parigi di Manet e Monet, dove si possono incontrare anche i raffinati, delicati ritratti femminili di Berthe Morisot
S’aggiungeranno nel tempo altre due donazioni fondamentali: quella di Louise e Walter Arensberg, e quella di Louis E. Stern. I primi, in amicizia con Duchamp, conosciuto negli ambienti artistici di New York dove si erano trasferiti, riempirono letteralmente la loro casa di dipinti, disegni, collage di Picasso, Matisse, Braque, e dello stesso artista amico. Fu sempre Duchamp a consigliarli più avanti ad affidare la loro collezione, richiesta da diversi musei, al bravo, abile direttore Kimball e al museo di Filadelfia, da lui giudicato favorevolmente per la “sensazione di stabilità” offerta dall’edificio, che aveva segretamente visitato su richiesta dei coniugi Arensberg. Il secondo portò a sua volta a termine il progetto della donazione nel 1964, aggiungendovi ancora opere di pittori francesi del XIX e XX secolo.
Inutile dire che la rassegna milanese è già di suo uno straordinario viaggio nella Parigi di Manet e Monet, dove si possono incontrare anche i raffinati, delicati ritratti femminili di Berthe Morisot, gli interni romantici di Degas, i ritratti ascetici di Cézanne, una ‘maternità contadina’ di Van Gogh, oltre ai Kandinsky, ai Brancusi, ai Dalì, all’eleganza cromatica di Miró. Timothy Rub, attuale direttore del museo, è convinto che la mostra milanese di Palazzo Reale possa far venire la voglia ai visitatori di conoscere il resto, cioè tutto quanto è custodito fino ad oggi a Filadelfia, accanto a questo già di per sé eccezionale assaggio d’arte che rimarrà a Milano nel 2018, estate compresa. E intanto continua a occuparsi del suo museo, nel segno della miglior tradizione, che nel 2020 vedrà l’ampliamento previsto per mano di Frank O. Gehry. Un altro passo da compiere, un altro nome importante da aggiungersi alla lista di tanti nomi che hanno fatto la gloriosa storia del Philadelphia Museum.
Impressionismo e avanguardie
Capolavori dal Philadelphia Museum of Art
Dall’8 marzo al 2 settembre 2018
Milano Palazzo Reale
Lunedì: 14.30-19.30
Martedì, mercoledì, venerdì, domenica: 9.30-19.30
Giovedì, sabato: 9.30-22.30
Biglietto intero12.00 euro, ridotto 10 euro
www.impressionismoeavanguardie.it
Tel. 02 92800375