Come muovere i primi passi nel mondo del lavoro
Come si scrive un cv efficace, come ci si prepara ad affrontare un colloquio e, alla fine, come si affronta? I consigli ai ragazzi di alcuni responsabili delle risorse umane delle imprese partner del
Come si scrive un cv efficace, come ci si prepara ad affrontare un colloquio e, alla fine, come si affronta? I consigli ai ragazzi di alcuni responsabili delle risorse umane delle imprese partner del Progetto Generazione d’Industria dell’Unione degli Industriali di Varese.
Non esiste una seconda occasione per fare una buona prima impressione. È una sorta di mantra per chi si occupa di ricerca e selezione del personale, ma dovrebbe essere un monito aureo per chi si trova nella non sempre facile situazione di fare i primi passi verso il mondo del lavoro. Per offrire qualche consiglio ai più giovani (ma non solo a loro) ecco una serie di podcast con qualche dritta per chi deve affrontare questo Percorso. L’idea nasce all’interno del progetto Generazione d’Industria, voluto dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese per avvicinare il mondo della scuola e quello delle imprese. Li abbiamo raccolti grazie alla collaborazione di alcuni professionisti delle risorse umane: Debora Carabelli (Fadis), Francesca Corridori (Sea Aeroporti Milano), Lorenzo Genoni (Secondo Mona), Fulvia Fossati (Lindt), Maddalena Castiglioni (Lati – Industria Termoplastici), Eleonora Fossa e Chiara Novello (Stanley Black & Decker).
Semplice e sincero: il cv vincente
Nel processo di ricerca di un lavoro, una fase delicata è quella della stesura del curriculum, una sorta di carta di identità professionale, che però oltre a trasmettere la propria unicità deve essere coerente con il tipo di azienda e la mansione per cui ci si candida. “Un buon cv deve valorizzare i punti di forza di chi lo scrive, trasmettere professionalità ed essere sintetico, semplice e ordinato, con le esperienze indicate con rigore cronologico mettendo in alto la più recente”, sintetizza Debora Carabelli di Fadis (settore meccanotessile). “Ma, soprattutto, non bisogna mai scrivere cose non vere: il recruiter in fase di colloquio lo scoprirebbe sicuramente”. Occhio, quindi, alle informazioni inserite. Anche a quelle che spesso si danno per scontate. “Un buon cv deve contenere tutte le informazioni in maniera chiara, in primis quelle per essere ricontattati (mail, indirizzi, numero di telefono) ma anche dettagli tecnici aggiuntivi come il possesso di patente. Immancabili sono le informazioni relative alla autorizzazione dei dati personali per la privacy” chiarisce Francesca Corridori di Sea (settore aeroporti). E quali sono gli errori da non commettere? Lorenzo Genoni di Secondo Mona (settore aerospazio) non ha dubbi: “Il documento va letto e riletto con attenzione: errori grammaticali, di battitura o anche errori nell’inserimento dei recapiti non sono accettabili. Nella definizione dei contenuti è bene costruire il cv secondo uno schema a blocchi. Ad esempio, nel caso di esperienze precedenti bisogna indicare in modo chiaro: la ragione sociale dell’impresa, la tipologia di esperienza, il ruolo ricoperto e le attività svolte”. “Su quest’ultimo aspetto, è ovvio che un neodiplomato non possa avere grandi esperienze. I ragazzi, però, non pensano che possono raccontare quanto appreso a scuola – aggiunge l’Hr di Secondo Mona – ad esempio l’uso di strumenti tecnici precisi. Questi dettagli possono fare la differenza. Spesso i recruiter utilizzano degli strumenti di ricerca per parole chiave all’interno del testo: inserire la conoscenza di applicazioni specifiche rappresenta un vantaggio. Perché poi non raccontare passioni, hobby e interessi? Cosa ha spinto a determinati studi? Se la passione è per l’aeronautica, ad esempio, una azienda del settore saprà apprezzarlo. Un modo intelligente e furbo per creare un contatto umano con il recruiter”. “Per quanto riguarda competenze specifiche come le lingue straniere, è ovvio che siano un valore aggiunto. Ma è anche importante dichiarare la eventuale disponibilità a viaggiare così come, per alcuni settori, la disponibilità a lavorare su turni. Esperienze all’estero possono rappresentare una dimostrazione di questa disponibilità”, aggiunge Corridori. Per quanto riguarda formati particolari e l’inserimento o meno della fotografia, l’opinione è comune: non è l’immagine che conta ma la sostanza. “Non ho mai incontrato un candidato che fosse esattamente come nella foto” spiega Carabelli. “Per quanto mi riguarda, preferisco concentrarmi su quanto mi viene scritto e raccontato. Un consiglio potrebbe essere quello di inviare il cv senza foto e poi, in fase di colloquio, consegnarne uno con la foto per potere essere ricordati. Importante è comunque scegliere una foto professionale”. “Per alcuni settori più creativi, si può osare una certa personalizzazione; in generale la semplicità è sempre vincente”, è l’opinione di Corridori. Il cv è pronto, ma come va inviato? “Se l’azienda ha una piattaforma ad hoc, è bene evitare altre strade” sottolinea Genoni. “Questi strumenti non sono un limite per i candidati ma una garanzia della sicurezza del trattamenti dei propri dati”.
Ascolta “Come affrontare un colloquio” su Spreaker.
Questioni di immagine (anche digitale)
Immaginiamo che il nostro cv abbia sortito il suo effetto e si venga contattati per un colloquio. Come ci si prepara? “La prima cosa è prendersi del tempo per una propria autovalutazione. Definire le proprie aspirazioni, individuare punti di forza e debolezza, analizzare bene l’annuncio e capire cosa nelle nostre skill combaci il più possibile con la richiesta, anche per quanto riguarda i valori”, sottolinea Fulvia Fossati di Lindt (industria alimentare del cioccolato). “Questa fase è fondamentale” spiega Maddalena Castiglioni di Lati (industria plastica): “La chiamata ad un colloquio, infatti, è parte del processo di selezione così come la cura del cv. È bene ad ogni contatto mostrarsi gentili e disponibili. I consigli sono prima di tutto pratici: rispondere con cortesia e formalità alla convocazione, raccogliere informazioni sull’azienda, anche attraverso sito e social e, se possibile, anche sul selezionatore e prepararsi a rispondere alle domande più comuni. Il colloquio di lavoro è un’opportunità certo, ma anche un’occasione di stress. Bisogna cercare di arrivare il più rilassati possibile, preparandosi per tempo, con le giuste informazioni, anche banalmente quelle sulla strada per arrivare all’appuntamento. Poi allenarsi ad esporre, prendersi cura di sé (riposare, praticare sport o meditazione, nutrirsi con cibi sani) e decidere in anticipo l’abbigliamento. E poi pensare positivo, ma senza illudersi: un colloquio è sempre un’occasione di crescita, comunque vada”. Se è importante arrivare informati sull’azienda, è però bene sapere che l’azienda farà lo stesso con il candidato. “Anche l’immagine digitale non è da sottovalutare. Il suggerimento è quello di tenere un profilo social senza eccessi, evitando immagini che rischino di distorcere un’opinione” chiarisce Fossati. Stesso suggerimento per l’immagine dal vivo. “L’abbigliamento è certamente una parte importante: anche in questo caso ordine e pulizia e, in generale, evitare gli eccessi, sono sempre vincenti, anche nei colloqui a distanza”.
Ascolta “Come realizzare un Curriculum efficace” su Spreaker.
Una sintesi di un più ampio progetto di podcast ascoltabili qui su Varesefocus. Obiettivo: offrire le indicazioni giuste ai giovanissimi su come presentarsi al meglio nelle aziende
Non esiste il candidato perfetto
È arrivato il fatidico momento dell’incontro con il selezionatore. “È fondamentale dimostrare di aver preso seriamente la parte precedente: arrivare preparati, conoscendo azienda e posizione per cui ci si candida, è un segno di attenzione”, spiega Eleonora Fossa di Stanley Black & Decker (fabbricazione di utensili). “A questo punto bisogna essere preparati anche alle domande. Il suggerimento è quello di adottare un approccio ‘Star’ (situation, task, action, result, ossia situazione, compito, azione e risultato). Per ogni risposta è bene delineare motivazioni, obiettivi, azioni intraprese e risultati, con brevità e chiarezza. Le imprese non si aspettano un candidato perfetto, che sappia tutto, ma persone che meritino un investimento su di loro. Quello che conta fin da subito principalmente è quindi instaurare un rapporto di fiducia”. Senza esagerare con la confidenza. “Mai parlare male di una esperienza precedente: è uno sbaglio che racconta più di noi che dell’azienda. In generale, però, l’onestà paga sempre. Si possono raccontare i propri motivi di insoddisfazione in maniera politica, ma trasparente”, spiega la collega Chiara Novello. “Dal punto di vista della forma, se il dress code dipende anche dall’ambiente in cui ci si presenta, l’atteggiamento è invece molto importante: la puntualità, ad esempio, è un segnale chiaro. Ma quello che conta soprattutto è il contenuto e la chiarezza con cui ci si esprime, più importante della postura. La linearità del ragionamento è spesso più rilevante della risposta stessa” spiega Fossa. “Come presentarsi? Per mettere in luce i propri talenti, fondamentale è conoscerli. Sapere cosa ci appassiona e cosa vogliamo è già un grande passo avanti. Tutti abbiamo difetti: non è necessario nasconderli ma mostrare consapevolezza per le proprie aree di miglioramento” aggiunge Novello. “È molto importante essere preparati alla richiesta di autopresentarsi. Per quanto riguarda i giovani, è ovvio che un selezionatore non si aspetti grandi competenze: qui conta l’atteggiamento, positivo e propositivo”.
Ascolta “Come prepararsi ad un colloquio di lavoro” su Spreaker.
Le domande taboo
In questo particolare momento storico, l’attenzione a quello che si dice e a come lo si dice, è molto forte. Alcuni temi possono diventare delicati ed è meglio essere pronti ad affrontarli. La contrattazione economica al primo colloquio, ad esempio. “Il tema è spinoso. Quando si parla di retribuzione si possono commettere scivoloni che rischiano di compromettere il percorso. È bene che sia il recruiter ad introdurre il tema ma bisogna arrivare con le idee chiare: è fondamentale conoscere la propria attuale retribuzione e le proprie aspettative in maniera precisa. In ottica di retribuzione, è anche bene chiedere in che posizione dell’organico si verrà inseriti per comprendere le eventuali possibilità di carriera e per dimostrare interesse” sottolinea Castiglioni. “La prima fase è solitamente di reciproca conoscenza – aggiunge Novello –. Il suggerimento è di non affrontare il tema al primo colloquio, che serve a comprendere se ci si piace a vicenda. Poi sarà più facile parlare anche dell’aspetto economico e incontrarsi”. Stessa cautela nel caso di domande molto personali come il classico “ha intenzione di avere figli” ad una ragazza. “In generale c’è da stupirsi che queste domande vengano ancora fatte” afferma Fossa. “Il mio consiglio è comunque di rispondere sempre onestamente e con professionalità. Ad esempio, è possibile rispondere: sì in futuro intendo avere figli ma non ritengo che questo impatterà sul mio lavoro. Ma seriamente è davvero necessario specificarlo? È importante chiarire un concetto: l’azienda sceglie il candidato, ma è anche il candidato che sceglie l’azienda. Quando vengono poste certe domande, la domanda vera che deve farsi il candidato è: accetto di lavorare in un’azienda che fa questo tipo di domande?”.