All’Insubria nasce il bilancio di genere

Un documento di 50 pagine che racchiude punti di forza e di debolezza dell’ateneo per delineare strategie e programmi, con l’obiettivo di abbattere qualsiasi ostacolo alla realizzazione d

Un documento di 50 pagine che racchiude punti di forza e di debolezza dell’ateneo per delineare strategie e programmi, con l’obiettivo di abbattere qualsiasi ostacolo alla realizzazione della parità uomo/donna sia in ambito universitario, sia in quello lavorativo. A raccontare questa pubblicazione, la Professoressa Barbara Pozzo, Delegata del Rettore per l’Uguaglianza di Genere e le Pari Opportunità dell’Università varesina

Le ragazze preferiscono discipline umanistiche, artistiche, sanitarie e quelle legate all’assistenza sociale. Hanno performance universitarie migliori e sono meno frequentemente interessate da fenomeni di abbandono degli studi. Di contro, però, un dato allarmante: solo il 9,2% delle studentesse sono iscritte ad un corso in Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ITC). Anche dal punto di vista retributivo e occupazionale c’è molto lavoro da fare per tentare di chiudere la forbice tra femmine e maschi. A scattare questa fotografia è il primo Bilancio di Genere presentato dall’Università degli Studi dell’Insubria di Varese

In una cinquantina di pagine sono racchiusi punti di forza e di debolezza dell’ateneo varesino per delineare strategie e programmi con l’obiettivo di abbattere qualsiasi ostacolo alla realizzazione delle pari opportunità sia nell’ambito universitario, sia in quello lavorativo. “È il primo sforzo nel processo di analisi, presa di coscienza e promozione delle dinamiche di genere all’interno dell’ateneo – racconta Barbara Pozzo, Delegata del Rettore per l’Uguaglianza di Genere e le Pari Opportunità dell’Insubria –. È un lungo percorso quello che ha portato all’elaborazione del Bilancio, che viene a concretizzare quel principio di parità di genere che, formulato in linea astratta nei Trattati internazionali e nelle Carte costituzionali, ha spesso bisogno di strumenti efficaci e stringenti per passare da ‘law in the books’ a ‘law in action’ (in altre parole, passare dalla teoria alla pratica, ndr)”.

Il documento, che si ispira alle linee guida prestabilite dalla Crui, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, fornisce un quadro complessivo delle varie iniziative portate avanti dall’Insubria sulle problematiche di genere, per sensibilizzare studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo verso questi temi. Ma non solo. Il Bilancio di Genere dell’Università varesina è anche un vero e proprio strumento di monitoraggio costante degli effetti prodotti dalle politiche, misure e azioni positive messe in campo dall’ateneo.

“Mentre nelle aree umanistiche, artistiche e sanitarie, la presenza di donne è fortemente concentrata e quella degli uomini risulta più debole (al di sotto del 25%) – specifica la Professoressa Pozzo –, nell’area ITC il numero di studentesse è praticamente inesistente”. A far perdere terreno alle ragazze, secondo il Bilancio di Genere dell’Insubria, è anche l’ingresso nel mercato del lavoro dopo la laurea: “C’è uno svantaggio sia in termini occupazionali, sia in termini retributivi”, ci tiene a sottolineare Pozzo. Il tasso di occupazione dei laureati nel 2020, ad un anno dal conseguimento del titolo, è dell’88,4% per gli uomini e dell’84,5% per le donne. Situazione che si riflette anche nelle retribuzioni. Se uno studente maschio, ad un anno dalla laurea, guadagna circa 2.361 euro, una studentessa femmina, invece, arriva a soli 2.000 euro.

Il tasso di occupazione dei laureati nel 2020, a un anno dal titolo è dell’88,4% per gli uomini e dell’84,5% per le donne. Situazione che si riflette anche nelle retribuzioni. Se uno studente, ad un anno dalla laurea, guadagna circa 2.361 euro, una studentessa, invece, arriva a soli 2.000 euro

“L’unica eccezione riguarda le laureate nei corsi a ciclo unico come Giurisprudenza, Medicina e chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria, che risultano in media più occupate e meglio retribuite dei colleghi”. Osservazioni e criticità ce ne sono. Punti di debolezza sui quali lavorare anche. Non mancano, però, i punti di forza. I dati sono complessivamente in linea con la media nazionale, con il 24,4% delle classi di corso neutre rispetto alla prevalenza di un genere a fronte del dato nazionale del 25,9%. “Abbiamo analizzato anche i coinvolgimenti nei programmi di scambio internazionale e le performance negli studi – sottolinea Pozzo –. Le donne sono più frequentemente coinvolte negli scambi all’estero in entrata e in uscita. Le studentesse rappresentano in media il 60% degli studenti in uscita dal 2017. Inoltre, hanno performance migliori a tutti i livelli e sono meno frequentemente interessate da fenomeni di abbandono scolastico”. Nel 2020, il 17,21% dei ragazzi si è laureato con 110 e lode, contro il 19,84% delle donne.

Nel Bilancio, anche un rendiconto di tutte le iniziative portate avanti dall’ateneo. Per questo primo anno, “si è scelto di lavorare sul fronte interno, iniziando ad affrontare quelle tematiche trasversali che riguardano tutti gli ambiti e tutte le persone che lavorano e studiano in Università – conclude la Professoressa Pozzo –. Sul fronte esterno, l’obiettivo è quello di investire su diverse attività”. Incontri e seminari aperti a tutto il mondo universitario per affrontare il tema del ruolo dei pregiudizi impliciti nelle politiche di genere, sondaggi, stesura di Linee Guida che possano essere utili al fine di rendere il linguaggio usato più inclusivo e rispettoso della parità di genere, ricerca sulla transizione ecologica e condizione delle donne nel mercato del lavoro, insieme ad attività di orientamento e placement. Questi i prossimi passi che metterà in campo l’Università dell’Insubria. 

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