Il valore dell’eredità industriale
Si chiama “Noi della Cantoni” il progetto portato avanti dall’Heritage Hub dell’Università LIUC di Castellanza che si è concluso con un documentario
L’Università LIUC di Castellanza ha realizzato un documentario, animato dai volti, dalle voci e dalle testimonianze di una ventina di persone che, in passato, hanno lavorato per lo storico Cotonificio Cantoni. Una sorta di viaggio nella memoria basato sull’esplorazione di tutti quei luoghi che, un tempo, erano uffici, reparti e spazi della fabbrica della Valle Olona e che oggi, invece, ospitano la sede dell’ateneo. Un vero e proprio progetto di riqualificazione di un’area dismessa. Un patrimonio culturale e industriale preso in eredità dall’Università, da valorizzare, per rafforzarne l’identità, l’innovazione e le relazioni con tutta la comunità. È in questo contesto che si inserisce l’iniziativa, durata quasi un anno, soprannominata “Noi della Cantoni” e portata avanti dall’Heritage Hub della LIUC, attivo nell’ambito di Civis, il Centro sulla cultura, innovazione e valori imprenditoriali per lo sviluppo dell’Università, diretto dal professor Federico Visconti, insieme a Fondazione Comunitaria del Varesotto, con il patrocinio della città di Castellanza.
Un racconto, attraverso video-interviste e immagini, di esperienze lavorative e di vita che hanno visto come protagonisti alcuni ex dipendenti della storica fabbrica castellanzese. “L’obiettivo di questa iniziativa non vuole essere solo un semplice racconto dei tempi passati, ma si inserisce all’interno di un vero e proprio movimento culturale, una corrente che mira a proteggere l’eredità storica come un elemento identitario per le imprese – afferma Daniele Pozzi, Direttore dell’Heritage Hub della LIUC –. Si tratta di un tema che coinvolge le realtà manifatturiere, le istituzioni culturali e le comunità locali e che si sta affermando come risorsa strategica per la competitività e lo sviluppo economico e sociale”.
Un lavoro che ha permesso di rivivere tutti gli ambienti che, un tempo, sorgevano lungo le sponde del fiume Olona. L’ex mensa della Cantoni è diventata un laboratorio dedicato all’industria 4.0 (I-Fab). Il reparto filatura è stato completamente stravolto. Qui hanno sede le aule dove centinaia di studenti seguono le lezioni. L’ufficio stile oggi accoglie gli uffici dell’ateneo. Questi sono solo alcuni esempi di come, a distanza di 30 anni, sia stata completamente stravolta e rivalorizzata l’area dismessa dello storico Cotonificio. In attesa che venga recuperata anche la zona dalla parte opposta del fiume Olona, dove sorgerà l’acceleratore d’imprenditorialità Mill, il progetto di Confindustria Varese.
“Quella del Cotonificio Cantoni è un’eredità che vogliamo preservare e valorizzare e a cui ispirarsi – continua il professor Pozzi –. Abbiamo intervistato una ventina di testimoni e ci siamo fatti raccontare le loro esperienze ed emozioni”. Quello che è emerso è un legame forte tra la fabbrica e l’Università. “Per quanto riguarda gli attuali spazi di LIUC, gli ex dipendenti hanno provato una sensazione di stupore e ammirazione per come luoghi di fatica e di lavoro siano stati trasformati in spazi di studio, socialità, ricerca e innovazione”, sottolinea ancora Daniele Pozzi. Il documentario è stato presentato alla comunità, è stato inserito sul sito internet dell’ateneo e alcuni spezzoni sono stati utilizzati anche all’interno di un’applicazione interattiva gamificata, realizzata con il contributo di Fondazione Comunitaria del Varesotto e sviluppata con la collaborazione di alcune scuole del territorio, tra cui l’istituto Crespi di Busto Arsizio e Fermi di Castellanza, per valorizzare il patrimonio di archeologia industriale lungo la Valle Olona.
Le testimonianze
Mariateresa Dal Ponte, stilista
“Ritornare indietro di 50 anni, ripercorrere nella mente tanti ricordi, per me bellissimi, è stato emozionante. Il racconto ha toccato diverse esperienze e aspetti della nostra vita. Ritornare poi fisicamente nello stesso luogo dove hai lavorato per molti anni e rivedere in un film tutto quello che è stato, con i tuoi colleghi che raccontavano fatti di quel tempo vissuti assieme, è stato incredibile. Io penso che per noi di quel tempo, la Cantoni non sia stata un semplice impiego, ma una famiglia. Per la città di Castellanza, invece, un mercato di produzione e di stile”.
Ermenegildo Faccin, Ufficio HR
“Ho provato intima soddisfazione nel rivedere ambienti a me familiari e ritrovare persone con le quali ho avuto rapporti di collaborazione. La trasformazione della fabbrica in uno spazio culturale di eccellenza è molto appagante. Di solito un’area industriale dismessa può trasformarsi in un rudere, suscitando tristezza e malinconia in chi vi ha vissuto. Ho trovato, invece, negli attuali spazi di LIUC, tanta bellezza. Oltre ad un ambiente che assicura il futuro alla comunità, mantenendo la consapevolezza della propria storia”.
Lorenzo Tripodi, magazzino
“Per me è stato come fare un tuffo nel passato. I ricordi sempre vivi di quella che, secondo me, è stata un’esperienza che mi ha formato personalmente e professionalmente. Ho raccontato la mia storia e dopo ben 42 anni ho rimesso piede nell’attuale Università. È cambiato tutto e non riuscivo a ritrovare i luoghi dove avevo lavorato. Il magazzino spedizione non esiste più, il campionario nemmeno. Al loro posto aule e uffici. Credo che il filmato possa essere istruttivo e di esempio agli studenti per capire come era la situazione lavorativa nel passato. Sono grato di essere stato partecipe di questo lodevole progetto”.
I progetti di Aldo Rossi per la costruzione della LIUC, 1991