Il calcio azzurro che vince
Intervista a Valentina Bergamaschi, classe 1997 e originaria di Cittiglio. Attaccante che milita in serie A nelle fila del Brescia e che giovanissima, all’età di 15 anni, ha cominciato a
Intervista a Valentina Bergamaschi, classe 1997 e originaria di Cittiglio. Attaccante che milita in serie A nelle fila del Brescia e che giovanissima, all’età di 15 anni, ha cominciato a vestire la maglia della nazionale
‘‘Amo il calcio, mi diverte fin da quando, da bambina, giocavo a casa con mio fratello, a scuola o in oratorio con gli amici, è una passione di famiglia che mi è stata trasmessa e io l’ho coltivata”. Sono le parole di Valentina Bergamaschi, calciatrice, “ruolo attaccante” ci tiene a sottolineare la giovane giocatrice, della nazionale femminile italiana e attualmente nelle fila, con il numero 7 stampato sulla maglia, del Brescia in Serie A.
Valentina nasce a Varese nel 1997 e risiede con la sua famiglia a Cittiglio. La sua carriera inizia all’età di otto anni in una società locale, l’FC Caravate, dove “ho giocato – specifica la calciatrice – finché ha potuto con i maschi”, per poi approdare nel 2011 all’Alto Verbano, squadra femminile che proprio nella stagione 2011/2012 ottiene la promozione in serie C. Tre anni più tardi, la giovane calciatrice varesina si trasferisce in Svizzera per la sua prima esperienza all’estero, nel Rapid Lugano, che in quell’annata militava nella Lega Nazionale B. Lì, grazie anche al contributo del nuovo acquisto tutto “made in Italy” espresso in campo, la squadra viene promossa in Lega Nazionale, la massima serie elvetica. A Lugano, Valentina resta per due anni dal 2014 al 2016.
L’anno scorso invece si sposta al Neunkirch, squadra dell’omonimo comune nel cantone di Sciaffusa. In questa società la stagione è grandiosa. Il Neunkirch viene eletto due volte vincitore, grazie al primo posto in campionato e alla vittoria della Coppa Svizzera in finale contro lo Zurigo. A questi titoli, Valentina aggiunge anche il premio di migliore marcatrice con la realizzazione di 24 reti stagionali. Poi, a causa del ritiro dal campionato svizzero del Neunkirch per problemi economici, la calciatrice varesina, svincolatasi, approda nel luglio di quest’anno, per la prima volta in Serie A, vestendo la maglia del Brescia, sua attuale squadra.
Il sogno: che “il calcio femminile possa e riesca ad affermarsi sempre di più e acquisti almeno la metà della visibilità che ha ora il calcio maschile”
Oltre alla carriera nelle squadre di club, Valentina all’età di 15 anni, viene chiamata a rappresentare i colori della Nazionale giovanile under 17 dell’Italia. La prima convocazione con questa maglia risale al gennaio 2012, e solo 4 anni più tardi, nel 2016, c’è addirittura l’esordio con la Nazionale maggiore, guidata da Antonio Cabrini. Proprio l’esordio con la nazionale e quello in Champions League con l’attuale maglia del Brescia “sono stati due momenti di grande emozione”, racconta la ventenne di Cittiglio.
Il calcio in Italia e più in generale nel mondo è considerato per lo più uno sport maschile, ma quello femminile sta riducendo il gap ed è in crescita. A riguardo, la stessa Valentina, da calciatrice di Serie A e della Nazionale, afferma: “Si sono fatti molti passi avanti con il passare degli anni, si è sulla buona strada per dare al calcio femminile italiano la giusta importanza che merita, ma non basta, c’è ancora da lavorare e da migliorare. Penso che si possa fare molto partendo dai settori giovanili. È da qui che si deve focalizzare il lavoro e l’attenzione, il sistema deve investire sui giovani, per permettere di rilanciare ancora di più il calcio italiano in futuro, ma bisogna apportare migliorie anche agli staff e alle infrastrutture. Un ruolo cruciale lo hanno anche i media – continua la calciatrice – per affermarsi, infatti, il calcio femminile avrebbe bisogno anche di maggiore visibilità sia sulle tv che sui giornali”.
“Giocare con la maglia italiana è sicuramente una grande responsabilità ma essere convocate così giovani per la squadra nazionale dà la possibilità di confrontarsi e tenere testa a giocatrici con più esperienza”
In Italia, il calcio è lo sport più amato, ma il “filone” femminile viene visto, percepito e vissuto in maniera secondaria rispetto a quello maschile, che ha sicuramente più seguaci ed ha maggiore impatto sociale. Tuttavia la qualità del gioco espresso non è così differente. “Sono convinta – dice Valentina – che se qualcuno dovesse venire a vedere anche una sola partita di calcio femminile se ne innamorerebbe, per la passione, la grinta, la voglia e la determinazione che ogni calciatrice impiega nel gioco”.
Un’altra differenza, non meno importante, rispetto al più noto e amato calcio maschile, riguarda anche la diversificazione di salario tra giocatori e giocatrici. Nel calcio femminile, a differenza di quanto si possa pensare, le retribuzioni sono più basse e “molte calciatrici – specifica Valentina – devono fare anche un altro lavoro per arrivare a fine mese con un discreto stipendio. Una calciatrice fa tanti sacrifici, perché oltre al proprio lavoro deve riuscire a conciliare gli allenamenti che vengono svolti quotidianamente e qualche volta anche due volte al giorno”.
Una differenza col calcio maschile, però, c’è: lo spazio dedicato ai giovani. E Valentina ne è un esempio. Non è difficile, infatti, vedere una calciatrice di 16/17 anni iniziare a giocare in prima squadra e addirittura per la propria nazionale. “Giocare con la maglia italiana è sicuramente una grande responsabilità – afferma lei che la maglia azzurra ha iniziato ad indossarla da giovanissima – ma essere convocate così giovani per la squadra nazionale dà la possibilità di confrontarsi e tenere testa a giocatrici con più esperienza. Sicuramente è una buona base di partenza per imparare, prendere spunto ed esempio per migliorarsi sempre di più”.
L’amore e l’interesse per il pallone sono nati presto in Valentina perché rappresentano “una passione che in famiglia è sempre stata al primo posto, ed è stata trasmessa anche a me. Fin da bambina ho sempre giocato a calcio. A casa giocavo con mio fratello, invece a scuola e in oratorio sfidavo i miei amici. E poi a otto anni ho iniziato la mia carriera nell’FC Caravate”.
Ora Valentina vuole fare bene con il Brescia, realizzando un suo sogno nel cassetto: “Sarebbe bello vincere la Champions League”, magari imitando Barbara Bonasea, attuale attaccante della Juventus e compagna di reparto di Valentina in Nazionale, alla quale la calciatrice varesina si ispira e poi “voglio continuare – sottolinea la giocatrice – a indossare la maglia dell’Italia”. Oltre ai propri sogni, la giovane spera e si augura che “il calcio femminile possa e riesca ad affermarsi sempre di più e acquisti almeno la metà della visibilità che ha ora il calcio maschile”. Infine, esorta e consiglia alle giovani ragazze di iniziare a giocare a calcio perché “è uno degli sport più belli e completi in assoluto”.