I nuovi modi di “vivere” l’arte

Da una parte la realtà virtuale e aumentata. Dall’altra tecnologie di esperienza immersiva. Anche nei musei varesini la pandemia ha fatto da acceleratore di progetti già in cantie

Da una parte la realtà virtuale e aumentata. Dall’altra tecnologie di esperienza immersiva. Anche nei musei varesini la pandemia ha fatto da acceleratore di progetti già in cantiere che stanno cambiando radicalmente l’approccio alla fruizione di opere, collezioni, esposizioni e singoli quadri. Gli esempi di Villa Mirabello, del Museo Castiglioni di Villa Toeplitz, del Museo Baroffio e del Museo Pogliaghi al Sacro Monte

Realtà virtuale, realtà aumentata o realtà immersiva? La distinzione tra le tre forme di fruizione multimediale, applicata a musei, teatri, eventi e spettacoli destinati al pubblico, la lasciamo agli addetti ai lavori. Ci interessa piuttosto la meraviglia di una tecnologia che, ovunque ci troviamo, consente di poter entrare ad esempio al Louvre, girando per le sale, ammirandone le opere e conoscendone la storia. Certo ricorderemo il Covid come una peste del XXI secolo: una sofferenza e una guerra che ha, almeno in parte, bruciato le speranze dei più giovani. Ma tutti penseremo sempre con gratitudine ai mezzi che hanno aiutato a confrontarci, informarci e sollevare il morale. Contribuendo anzi all’elevazione dei nostri animi nel farci immergere, come pellegrini in cerca di redenzione, nel lavacro dell’arte e della cultura. Un salto di qualità soprattutto nel nostro bel Paese. Tra i primi ad accorgersi di questa possibilità è stato il direttore dei Musei degli Uffizi, Eike Schmidt. Ha spalancato le porte delle meravigliose stanze fiorentine delle Gallerie e di Palazzo Pitti ai navigatori del web desiderosi di bellezza. Per venire al territorio varesino, dove le imprese multimediali sono all’avanguardia, possiamo dire di essere stati tra i primi a interessarci alle possibilità offerte dalla realtà virtuale, applicata al campo museale. Nel 2017 proprio la rete dei musei varesini ha creato un’intesa coi visitatori desiderosi della realtà aumentata. Fu un primo assaggio. Ma com’è andata?


Al Museo di Villa Mirabello – racconta il direttore Daniele Cassinelli – già da prima si era lavorato sul quadro di Eleuterio Pagliano, pittore al seguito di Garibaldi nella guerra di Indipendenza, con un interessante video interattivo, ricco di informazioni e riferimenti aggiuntivi, destinato soprattutto alle scolaresche, e riguardante proprio lo sbarco dei garibaldini a Sesto Calende, nel 1859. L’opera interattiva è tutt’ora nel percorso espositivo della villa con gradimento soprattutto delle scolaresche. Non abbiamo avuto una risposta altrettanto convincente a Villa Mirabello e neppure al Castello di Masnago, con la proposta della realtà aumentata riguardante alcune opere. Ci sta dando invece un miglior riscontro la sala immersiva creata per la mostra in corso nel museo archeologico. “Fino al prossimo anno – racconta Cassinelli – abbiamo la rassegna ‘La civiltà delle palafitte dal 5600 al 900 a.C. L’Isolino Virginia e i laghi varesini’ con una sala immersiva, che ha permesso, è il caso di dirlo, d’immergerci nel mondo subacqueo dove sono custodite informazioni che non arrivano agli occhi e alla conoscenza dei non addetti ai lavori”.  

Ma non è neppure detto si debba sempre ricorrere alla realtà aumentata. “Se ammiro un Van Gogh – racconta ancora Cassinelli – meglio non essere distratto. Così come la mostra in parallelo ‘Giappone disegno e design’, visitabile fino al prossimo settembre nel castello di Masnago, deve essere raccontata guardando di persona i libri Meiji. Non c’è il timore del calo di visite, a proposito di queste rassegne. Certo la pandemia ha tenuto lontane le persone, ma siamo convinti che ne saremo ripagati. Vorrei dire infine che è ormai cosa acquisita la collaborazione telematica tra musei e fruitori. Si può prenotare a distanza, come si fa per andare al ristorante, e sapere se il museo è aperto, e avere altre eventuali informazioni in tempo reale. Tutto questo aiuta. Il museo diventa un luogo di formazione culturale più vivo e alla portata di tutti. E non ritengo che l’opportunità di poter vedere una mostra da casa tolga la voglia di visitarla in presenza. È vero il contrario”. 

Marco Castiglioni: “La realtà immersiva ci ha permesso di arricchire il nostro percorso museale. Abbiamo pensato a una cornice suggestiva, nel buio della notte, a una voce narrante, tra luci e effetti sonori speciali.  Il risultato è emozionante e coinvolgente” 

È d’accordo sulla fondamentale necessità dell’esserci di persona in un museo e della godibilità che questo dà a chi vi si reca anche Marco Castiglioni, anima dell’omonimo museo ospitato nella villa Toeplitz di Varese. Innamorato del suo lavoro, figlio d’arte si potrebbe dire, ha ereditato da papà Angelo e dallo zio Alfredo, entrambi esploratori, la passione e la cocciuta voglia di far conoscere agli altri l’oggetto del loro amore per l’Africa. Oggi è lui a occuparsi del museo e della collezione donata al Comune di Varese dalla famiglia: “Per aderire al progetto del 2017 furono presentati in realtà aumentata due interessanti graffiti, riguardanti rispettivamente la caccia della giraffa e le Volpi Fennec del deserto. Ma l’applicazione non è stata utilizzata come speravamo. È risultata molto più intrigante la realtà immersiva proposta nel percorso museale, nella sala dedicata alla tenda dei Tuareg, dove i reperti sono tanti. Per presentare il tutto in modo accattivante abbiamo pensato a una cornice suggestiva, nel buio della notte, a una voce narrante, tra luci e effetti sonori speciali. Il risultato è emozionante e coinvolgente, e racconta la meraviglia di tanta bellezza ritrovata. Va in questa direzione di rinnovamento anche la nostra attenzione alle scuole che, una volta convinte a inserire la visita, rispondono con meravigliosa partecipazione. I giovani hanno la possibilità di fare la caccia al tesoro all’interno del museo o di partecipare a un Master Chef partendo da quanto ascoltato dalla viva voce della guida sui cereali e sui cibi presenti in certi territori d’Africa”. 

Amico della tecnologia, il Museo Castiglioni offre un sito ottimo e sempre aggiornato, e con smartphone è possibile consultare testi, immagini e video che ne raccontano le attività. Tra i progetti ambìti, una grande mostra sui Castiglioni e la realizzazione di un museo dedicato ai tanti esploratori varesini, a partire da Edvige Toeplitz. Marco Castiglioni crede che la missione assegnatagli dalla famiglia sia di portare a tutti la conoscenza del lavoro di ricerca e di scavo compiuto in anni di spedizioni. Documentato da una sconfinata collezione e da un altrettanto importante archivio che raccoglie filmati, libri, fotografie. 

Sono concordi anche Marina Albeni, responsabile del Museo Baroffio e del Santuario del Sacro Monte, ed Elena Castiglioni, responsabile del Museo Pogliaghi per conto della Reverenda Biblioteca Ambrosiana di Milano. “Sicuramente – dicono – l’uso del digitale aiuta e avvicina. Virtual tour, incontri a distanza, anche legati alla pandemia, contribuiscono a mantenere e accrescere i contatti. Ciò vale anche per il centro espositivo ‘Monsignor Pasquale Macchi e Papa Paolo VI’. La realtà virtuale e aumentata comporta però un impegno maggiore dal punto di vista tecnologico e non tutti sono vogliosi o capaci di farne uso. Il progetto del 2017 ha comunque portato anche alla creazione di nuove guide museali cartacee. E grande è la soddisfazione di chi se ne va con il libretto sotto il braccio”. Intanto una nuova opera di Bisi, Altare di Santa Tecla, pervenuta di recente, si è aggiunta a una donazione del cosiddetto maestro della tela jeans, ‘La filatrice con due bambini’, associandosi a una già presente al museo Baroffio. Si lavora infine a progetti sul parco storico di Villa Pogliaghi che, per accogliere degnamente i visitatori, necessita di esser ripulito e di nuove piante come l’acanto, fiore ed elemento decorativo caro all’antico proprietario. Si è a metà dell’opera e c’è bisogno di poterne disporre nella sua completezza. I nostri luoghi e i nostri musei sono unici: vanno sostenuti, chiosa Marco Castiglioni. Varese è una miniera di meraviglie.  

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