L’AI come motore di creatività

L’Intelligenza Artificiale può aiutare quella umana ad essere più creativa? La domanda potrebbe suonare trabocchetto. Eppure, dalla risposta dipende il futuro di chi si occupa di

L’Intelligenza Artificiale può aiutare quella umana ad essere più creativa? La domanda potrebbe suonare trabocchetto. Eppure, dalla risposta dipende il futuro di chi si occupa di comunicazione e informazione. In primis, per gli stessi giornalisti, ma anche per i comunicatori istituzionali e d’impresa. Il dibattito è aperto. Ecco il contributo di una giovane studentessa che al tema ha dedicato la tesi con cui si è appena laureata alla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università dell’Insubria 

L’avvento dell’Intelligenza Artificiale ha causato un profondo ripensamento del ruolo di questa tecnologia nella nostra vita quotidiana, ma soprattutto un’attenzione alle trasformazioni che essa porterà nel mondo del lavoro. I professionisti adottano diversi approcci di fronte a questo cambiamento: da un lato, c’è chi ha paura di essere sostituito, dall’altro, c’è chi è consapevole che l’AI modificherà i ruoli lavorativi mantenendo l’intelligenza umana essenziale.Un settore in cui l’AI sta da tempo rivoluzionando diversi aspetti operativi è quello della comunicazione. Le hard e soft skills necessarie per comunicare efficacemente sono molteplici: dall’analisi del contesto, al costante aggiornamento sulle novità, fino all’utilizzo delle giuste parole e alla ricerca delle strategie per raggiungere gli obiettivi. L’Intelligenza Artificiale è già ampiamente utilizzata per automatizzare attività ripetitive e “noiose”, permettendo un risparmio di tempo rilevante. Tuttavia, l’uso di queste tecnologie non si ferma qui; l’influenza dell’AI si sta estendendo sempre più a una delle competenze più “preziose” per distinguersi in un mondo saturo di contenuti: la creatività.

L’AI può aiutare a creare contenuti originali e innovativi e questo sta convincendo grandi aziende come Jacquemus e Heinz ad utilizzarla nelle proprie campagne di comunicazione. In particolare, l’AI Generativa può analizzare enormi quantità di dati, fornendo insight cruciali per comprendere meglio il target e creare messaggi, immagini e video con estrema velocità ed efficacia. Uno degli elementi che rendono l’AI una novità da accogliere è la capacità di proporre idee fuori dagli schemi, prive dei limiti che gli esseri umani sviluppano con l’esperienza. Questo avviene perché uomini e donne, a causa dei bias cognitivi, tendono spesso a cadere nell’isomorfismo istituzionale e a replicare modelli già noti, con il rischio di creare risultati simili a quelli di altre aziende. L’AI, libera da questi vincoli, può fornire un’alternativa creativa e sorprendente. Anche secondo una delle più importanti agenzie pubblicitarie del mondo, Ogilvy, i contenuti generati dall’Intelligenza Artificiale durante le fasi di brainstorming possono essere un ottimo punto di partenza per la creatività umana, spingendosi oltre i confini della pubblicità convenzionale.

L’AI può offrire nuovi spunti e velocizzare i processi, ma il tocco finale, quel valore unico che deriva dall’esperienza e dall’empatia, deve rimanere nelle mani dell’uomo

Tuttavia, affidarsi completamente all’Intelligenza Artificiale può essere rischioso. In primo luogo, la tecnologia può sbagliare e non possiede il pensiero critico per capire se i dati utilizzati per addestrarsi siano veritieri o meno. Questo può portare ad errori, veicolazione di fake news o alla creazione di contenuti discriminatori e non etici. Inoltre, all’interno delle imprese, la tendenza è quella di accogliere le nuove opportunità che possono portare un valore aggiunto, ma nel campo della creatività potrebbe essere più difficile accettare che sia la tecnologia ad operare. La creatività è un concetto ampio che si applica a tanti contesti, ma alla base esiste sempre un elemento comune: essa si nutre di emozioni ed esperienze passate. Può una macchina replicare tali sentimenti? E quale sarà il ruolo degli esseri umani, se non di soli operatori di sistemi AI?  Come insegnava Aristotele, “la virtù sta nel mezzo”. L’Intelligenza Artificiale, pur essendo un potente strumento, non deve mai essere considerata una sostituta del pensiero umano, ma piuttosto un’alleata. Intuito e pensiero critico non sono replicabili da una macchina e ciò che viene prodotto dall’AI non dovrebbe essere il risultato finale. Essa può offrire nuovi spunti e velocizzare i processi, ma il tocco conclusivo, quel valore unico che deriva dall’esperienza e dall’empatia, deve rimanere nelle mani dell’uomo. 

Un caso del territorio a supporto di questo assunto è Studio Volpi, agenzia di Carnago specializzata in design concepts, tecnologia, branding e comunicazione, che sta sperimentando l’uso dell’AI nelle proprie attività, ma riconosce i tanti limiti che ancora questa tecnologia possiede. Può sicuramente essere utilizzata per la creazione di moodboard (raccolte di elementi che riflettono l’atmosfera di un progetto) oltre che per offrire alternative in fase di pre-produzione. In quanto all’aspetto etico, Studio Volpi sottolinea come l’efficacia e il valore dello strumento dipendano dall’uso che se ne fa: è fondamentale essere aperti alle novità senza dimenticare l’importanza delle competenze umane. L’esperienza e la supervisione dell’uomo sono ciò che garantiscono il miglior utilizzo delle tecnologie AI e, soprattutto, un uso attento e consapevole. Il docente dell’Università LIUC, Luca Mari, nel suo libro “L’Intelligenza Artificiale di Dostoevskij”, riflette su come attualmente molte attività siano delegabili all’Intelligenza Artificiale, ma non la responsabilità verso la società. Si legge, infatti, che, se i sistemi di AI Generativa “fanno le cose giuste, non sappiamo come premiarli; se sbagliano, non sappiamo come punirli”. La tecnologia non può essere ritenuta colpevole per un errore che avrà influenze sulla società: in questo contesto, il ruolo futuro degli esseri umani sarà proprio quello di mantenere la responsabilità.  

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