L’industria dello sport ha bisogno di manager

“Servono scelte integrate che conducano a modelli capaci di gestire i prodotti in un’ottica lungimirante, indicatori e strumenti di misurazione per la valutazione delle performance e dell

“Servono scelte integrate che conducano a modelli capaci di gestire i prodotti in un’ottica lungimirante, indicatori e strumenti di misurazione per la valutazione delle performance e delle azioni messe in campo”. Queste le sfide per le organizzazioni sportive secondo la Professoressa Patrizia Tettamanzi dell’Università LIUC. Anche il mondo che gestisce atleti e squadre è alla ricerca di strategie di sviluppo sostenibile e inclusivo. “Serve maggior imprenditorialità” 

Governance strutturata. Visione strategica. Obiettivi di lungo periodo. Sono questi alcuni degli aspetti fondamentali per il successo di una organizzazione sportiva. “Una società che opera nella sport industry è, a tutti gli effetti, un’impresa. Per mantenersi in equilibrio, deve tenere conto necessariamente di un aspetto fondamentale: la sostenibilità economico-finanziaria”. Queste le parole di Patrizia Tettamanzi, Professore Ordinario di Financial Accounting e Sustainability Reporting all’Università LIUC di Castellanza e curatrice del libro, insieme al collega Michael Murgolo, “Governance delle Organizzazione sportive: verso un modello di inclusione sociale e sostenibilità”. Il volume analizza il contesto socioeconomico nel quale le società sportive operano. Mette in evidenza aspetti su cui migliorare e opportunità da enfatizzare. Al mondo della sport industry, servono norme in grado di regolamentare in maniera trasparente la gestione delle società. Chiarezza nella composizione dei board. Un approccio responsabile, sia in termini di impatto economico, sia in termini di risultati. “L’industria sportiva si sta plasmando in un settore in forte cambiamento – continua Tettamanzi –. Proprio per questo, sono stati introdotti concetti nuovi come la performance, l’integrità, la politica e le operazioni di business”. Tutti valori che testimoniano il grado di professionalizzazione dello sport. “La governance riguarda tutta la sport industry, dai club agli organismi nazionali – informa la Professoressa della LIUC –. Dalle agenzie governative alle organizzazioni di servizi sportivi e squadre professionistiche”.

Il fulcro del successo ruota intorno ad alcuni elementi imprescindibili: visione strategica e obiettivi di lungo termine. “Le società che adottano questi approcci sono quelle che riescono a navigare le sfide del presente e porsi come leader nel futuro dello sport”, sostiene Patrizia Tettamanzi. Sfogliando il libro scritto dai professori dell’ateneo di Castellanza, emergono aspetti su cui è necessario lavorare e punti di forza da enfatizzare. “Quello su cui bisogna puntare è un salto di qualità nel management sportivo – precisa ancora Tettamanzi –. È necessaria la formazione di una classe dirigente competente, a cui poter affidare la pratica dello sport e, più in generale, di questa industria”. Bisogna, dunque, predisporre regole chiare e strutturate. Possedere competenze per la gestione economica e finanziaria e introdurre nei Consigli di amministrazione figure professionali con competenze manageriali. Imprenditori, per esempio, con un’esperienza attiva nel mondo industriale. Un’impresa sportiva funziona esattamente come una squadra. Tutto parte dalla preparazione degli atleti. Formazione, competenze tecniche e team multidisciplinari: queste le prerogative per cavalcare le sfide e cogliere le opportunità del mercato. Il comparto dello sport è un importante driver di sviluppo delle competenze, anche grazie ad una stretta connessione tra professionisti del settore, organizzazioni sportive e ricercatori universitari.

“Il mondo del management sportivo è caratterizzato da ampi spazi di miglioramento alimentato dal continuo sforzo di tecnici e club sempre più strutturati – sottolinea la Professoressa Tettamanzi –. Servono scelte integrate che conducano a modelli di governance capaci di gestire i prodotti sportivi in un’ottica lungimirante, indicatori e strumenti di misurazione per la valutazione delle performance e delle azioni messe in campo dagli organi di governance e dalle organizzazioni di eventi sportivi”. 
Lo sport rappresenta una componente essenziale nella vita delle persone, il cui impatto non deriva esclusivamente dagli aspetti finanziari, ma soprattutto dalla sua centralità come elemento di inclusione sociale, salute e benessere. “Gli aspetti di governance e management sono, oggi, sempre più cruciali e le prospettive del settore si determinano in funzione della capacità delle entità di ben amministrarsi, declinando in maniera tangibile la propria accountability nei confronti degli stakeholder”. Questa nuova centralità, dunque, richiede un management sportivo più performante. 

Patrizia Tettamanzi: “Nell’industria sportiva sono stati introdotti concetti nuovi come la performance, l’integrità, la politica, le operazioni di business”

I professori della LIUC, proprio nel libro, portano alla luce diverse testimonianze e casi studio. Alcune di queste storie, ad esempio, arrivano proprio dal territorio varesino, da sempre a forte vocazione sportiva. “La storia della Pallacanestro Varese è un esempio concreto di come lo sport venga inteso come motore e mediatore culturale – racconta Patrizia Tettamanzi –. Quello che sembra aver fatto la differenza, è un approccio manageriale e una corretta gestione amministrativa”. Senza dimenticare gli investimenti in nuove infrastrutture, le sinergie con squadre statunitensi e la valorizzazione del settore giovanile. Un impegno che ha visto protagonista, tra i vari personaggi che si sono succeduti, Toto Bulgheroni, storico imprenditore varesino e sportivo. “Sono tutte azioni che hanno portato la società della Pallacanestro Varese a diventare un esempio, non solo sul territorio”, sottolinea la Professoressa dell’Università di Castellanza. Lo stesso Bulgheroni, oltretutto, è anche Presidente della società LIUC Sport SSD, che l’ateneo ha voluto creare per promuovere ancora di più l’attività sportiva tra gli studenti. 

Un altro aspetto fondamentale è il ruolo degli sponsor nel generare una comune adesione ai valori e al purpose nell’ambito imprenditoriale. “Le contaminazioni positive possono e devono essere un potenziatore della voce dell’azienda o del brand sui temi Esg – precisa ancora Tettamanzi –. Un esempio virtuoso, questa volta, arriva da un’impresa gallaratese che, insieme a un partner, ha realizzato una capsule collection per la sponsorizzazione sportiva RS21 Cup Yamamay, utilizzando materiali interamente riciclati”. Protagonista, Barbara Cimmino, co-fondatrice di Inticom Spa di Gallarate e Vicepresidente per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti di Confindustria. La stessa Università di Castellanza si impegna in questa direzione: “Come ateneo ci stiamo attivando da diverso tempo sulle tematiche legate allo sport, all’inclusione e alla sostenibilità – conclude la Professoressa Tettamanzi –. Abbiamo introdotto un percorso di laurea triennale dedicato al management dello sport, istituito una società sportiva aperta a tutti i nostri studenti e offriamo vari corsi di attività fisica”.

Anche #Varese2050 punta sullo sport

Varese si conferma, anche quest’anno, ai primi posti della classica dell’Indice di sportività stilata ogni 12 mesi da Il Sole 24 Ore. Un indicatore calcolato su 32 parametri, tra cui atleti tesserati, enti sportivi, squadre, risultati, eventi e imprese per lo sport. 
A livello generale, infatti, il Varesotto si è piazzato al settimo posto nella graduatoria delle province italiane. Buono, come da tradizione, anche il posizionamento per il movimento paralimpico, categoria dove Varese è al primo posto in Italia per strutture e tesserati e seconda per i risultati dei propri atleti agli ultimi Giochi di Parigi. Un territorio, che continua a vantare un palmarès importante, ma soprattutto la costanza di confermarsi nel tempo: negli ultimi 10 anni, la provincia si è sempre posizionata tra le prime 15 posizioni. 
Varese, dunque, come terra di atleti olimpici e paralimpici, squadre e società sportive di primaria rilevanza internazionale in una molteplicità di discipline. Dal basket alla pallavolo, dal canottaggio al ciclismo, dal golf al trekking, per citarne solo alcuni, disponendo anche e soprattutto di un sistema di imprese e di infrastrutture dedicate e di un diffuso know-how per l’organizzazione di grandi eventi.
Una vera e propria vocazione quella per lo sport che il Piano Strategico #Varese2050, portato avanti da Confindustria Varese, vuole valorizzare per trasformare la provincia all’ombra delle Prealpi in una “wellness destination”. Obiettivo: fare della passione di tante persone, società e associazioni uno strumento di rilancio della competitività e della capacità attrattiva di tutto il territorio.    

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